Le Borse europee a metà seduta mentre le truppe russe avanzano in Ucraina “tonfano” in quella che si sta rivelando come la peggiore crisi in Europa dalla fine della Seconda guerra mondiale. Francoforte cede il 5%, Parigi il 4,9%, Londra il 3,1% con Piazza Affari che è la peggiore (-5,1%).
Gli investitori, come già in Asia e come accadrà tra meno di due ore negli Usa (i future sugli indici di Wall Street cedono oltre il 2%), fuggono dal rischio acquistando beni rifugio come l’oro (salito a 1.970 dollari l’oncia) e i titoli di Stato, con il Treasury americani e il bund tedesco, i cui rendimenti sono in calo, rispettivamente, di 13 e 10 punti base, in testa agli acquisti.
La prospettiva di uno scontro tra l’Occidente e uno dei principali esportatori di petrolio e gas ha geerato un forte aumento dei prezzi dei prodotti energetici.
Il Brent ha sfondato i 105 dollari al barile e il WTI 100 dollari, ai massimi dal 2014.
I futures sul gas vengono scambiati a 117,2 euro al megawattora (+32%) sul mercato di Amsterdam, che funge da benchmark per il prezzo del gas europeo.
Salgono anche i prezzi delle principali materie prime e dei generi alimentari.
Mosca sconta in modo pesantissimo l’aggressione decisa dal presidente Vladimir Putin. Il listino moscovita sta infatti perdendo un terzo del suo valore (-33%), bruciando oltre 200 miliardi di dollari di capitalizzazione mentre il rublo perde il 3,8% sul dollaro con cui scambia a 3,5%.
Intanto il rendimento dei titoli di Stato ucraini è esploso di altri 679 punti base, schizzando al 21,2%.