Se lo scoppio del conflitto russo – ucraino e il suo impatto sulle risorse energetiche ha, di fatto, da un lato allentato alcuni rigori applicativi rispetto alle fonti considerate più inquinanti, dall’altro la trattazione della transizione energetica e la definizione di un percorso di finanza sostenibile sono stati ancor più portati al centro dell’attenzione dell’opinione pubblica.
In questo ambito di rinnovate valutazioni e riflessioni va segnalato un intervento svolto nei primi giorni di questa settimana da Piero Cipollone, Vice Direttore Generale della Banca d’Italia, sul tema della transizione energetica, della finanza e del clima, in cui si delineano le quattro sfide che attendono il mondo finanziario lungo il percorso di un reale sviluppo della finanza sostenibile.
Ricordato che, secondo la Commissione Europea gli investimenti richiesti per raggiungere gli obiettivi climatici ed energetici fissati per il 2030 ammontano a 336 miliardi di euro all’anno (escludendo il settore trasporti), la prima sfida attiene all’aspetto quantitativo dell’offerta di strumenti finanziari dedicati. Un aspetto, che risalta per il fatto del limitato quantitativo di “emissioni verdi e sostenibili” rispetto alla totalità dei titoli di debito emessi e che è legato, anche, alla conclamata difficoltà dei professionisti della finanza a individuare e valutare progetti da finanziare, che abbiano, realmente, le caratteristiche “verdi”.
Una seconda sfida, poi, riguarda la disponibilità di dati ambientali e climatici, un campo in cui bisognerà intervenire per lo sviluppo di standard internazionali comuni per migliorare la qualità complessiva della comunicazione dei dati non finanziari delle imprese e per la definizione di tassonomie verdi, condizioni preliminari per l’individuazione di attività economiche e di strumenti finanziari sostenibili..
Vi è, anche, una terza sfida, che concerne l’aspetto temporale degli investimenti legati ai progetti di sostenibilità, che per loro natura abbracciano un arco temporale sicuramente molto più lungo di quello legato alle normali attese degli investitori circa il ritorno delle proprie risorse investite. Provare a conciliare questi due aspetti, certamente, contrapposti sarà possibile, accelerando il processo di transizione energetica con adeguati incentivi e contestuale penalizzazione degli investimenti in attività inquinanti.
Quanto alla quarta sfida, infine, ci proietta nel campo della diffusione della conoscenza dei temi di sostenibilità. Un campo, che evoca gli aspetti di comprensione dei rischi fisici e dell’impatto delle attività umane sui cambiamenti climatici, considerando l’ambiente un bene pubblico globale e sollecitando lo sviluppo di appropriate azioni di educazione finanziaria, in particolare nei confronti delle nuove classi generazionali.
Si tratta, in definitiva, come sottolineato dallo stesso Cipollone, di quattro sfide particolarmente suggestive, ma altrettanto impegnative, da raccogliere con estrema urgenza e da trasformare in significative opportunità per puntare a soddisfacenti condizioni di tutela ambientale e di sviluppo economico sostenibile nel prossimo futuro.