Oggi, tutti coloro che nel corso di 30 anni hanno lottato, lottano e lotteranno contro le mafie è il giorno del ricordo di uno dei due eventi più drammatici della storia della Repubblica. A soli 57 giorni dal primo in cui la mafia uccise Giovanni Falcone, oggi si celebra in tutta Italia l’attacco stragista di Cosa Nostra al giudice Paolo Borsellino e ai suoi cinque agenti di scorta.
Oggi, però, nelle consuete sfilate sulle passerelle appositamente allestite per ricordare le vittime dei crimini commessi contro “eroici servitori dello Stato”, si celebra anche la delusione di alcuni e la rabbia di altri, per l’esito di un percorso giudiziario che lascia ampio spazio al dubbio, al sospetto o alla certezza che i veri colpevoli di entrambi i crimini siano stati puniti e non consente di offrire il necessario conforto ai familiari delle vittime.
Oggi, POP il giornalepopolare.it pubblica un bellissimo articolo di Salvatore Calleri, Presidente della Fondazione Caponnetto, una riflessione sulle recenti sentenze di un processo che non ha convinto i familiari delle vittime e tutti coloro che da anni lottano e sono morti per sconfiggere il crimine organizzato. Grazie al suo Direttore Responsabile, Giuliano Rotondi, che ne ha autorizzato la pubblicazione integrale, ne diamo possibilità di lettura anche sul nostro giornale.
“L’ora più buia per chi combatte la mafia”
di Salvatore Calleri.
A 30 anni dalle stragi, quello che stiamo attraversando è il periodo più buio per chi combatte la criminalità organizzata, al di là delle belle parole che verranno dette oggi, 19 luglio, e che sono state dette lo scorso 23 maggio.
È l’ora più buia perché la mafia non è un tema per la classe dirigente sociale e politica del nostro Paese.
È l’ora più buia perché si mette in discussione l’ergastolo ostativo per i mafiosi in una totale indifferenza.
È l’ora più buia perché i testimoni di giustizia sono trascurati e non tutelati come si dovrebbe.
È l’ora più buia in quanto si pensa a Caino trascurando Abele.
È l’ora più buia perché si vuole cancellare la parola antimafia.
In questo modo le tante operazioni delle DDA, della DIA e delle forze dell’ordine vengono vanificate.
È quindi tutto finito come disse Caponnetto 30 anni fa?
Se non si farà nulla, se non si reagirà, è tutto finito. Stavolta davvero.
(Foto di POP ilgiornalepopolare.it )