GdF Lucca

Lucca: maxi frode fiscale per oltre 100 milioni di euro

I militari del Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Lucca, nell’ambito di un’attività finalizzata al contrasto delle frodi fiscali e dei connessi fenomeni di illegalità economica, hanno concluso una complessa e articolata indagine che ha consentito di deferire alle Autorità Giudiziarie competenti per territorio 45 persone fisiche e 21 società, in quanto, a vario titolo, coinvolte in un giro d’affari, in evasione d’imposta, stimato in oltre 100 milioni di euro derivante dalla vendita di più di 6.000 autoveicoli.

In particolare, le indagini venivano avviate a seguito di una verifica fiscale eseguita dal Gruppo di Viareggio nei confronti di una concessionaria multimarca della Versilia. Nel corso del controllo è merso che la società acquistava autovetture a prezzi molto più bassi di quelli di mercato, rifornendosi costantemente da soggetti che non versavano nulla allo Stato, ovvero da società che non presentavano dichiarazioni fiscali o da privati “prestanome” nullatenenti.

Dopo i primi accertamenti è stata così notiziata la locale Procura della Repubblica di Lucca, che ha delegato il Gruppo di Viareggio ad eseguire più approfondite indagini, anche mediante intercettazioni telefoniche, appostamenti e pedinamenti. Si è così delineato uno scenario molto più ampio, dal quale emergeva che il salone versiliese, mediante il coinvolgimento di altre società, era solito rifornirsi da veri e propri gruppi delinquenziali operanti su Roma e provincia.

Ciò ha portato all’interessamento anche della Procura della Repubblica di Roma, che ha assunto la direzione e il coordinamento delle ulteriori investigazioni, consentendo di appurare che i citati sodalizi laziali avevano ideato un modus operandi ben collaudato, che prevedeva l’acquisto, a loro volta, delle autovetture da concessionari ufficiali attraverso la presentazione di false dichiarazioni di intento, simulando di essere degli esportatori abituali e beneficiando così dell’esenzione al pagamento dell’I.V.A.

Dalla ricostruzione del presunto flusso sottostante alle dichiarazioni d’intento rivelatesi fittizie, si riscontrava che le autovetture acquistate senza I.V.A. non venivano mai esportate all’estero, ma rivendute. Alla luce degli elementi raccolti, fatte salve le successive valutazioni di merito, l’A.G. di Roma ha emesso gli avvisi di conclusione delle indagini per i reati di associazione per delinquere, truffa aggravata, falso, omessa dichiarazione, emissione e utilizzo di fatture per operazioni inesistenti.

 

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