Mafia, 7 arresti nel clan palermitano Pagliarelli

Alle prime ore dell’alba di oggi, a Palermo, Riesi (CL) e Rimini, i militari del Nucleo Investigativo del Reparto Operativo del Comando Provinciale di Palermo hanno eseguito 7 arresti (5 sono stati condotti in carcere e 2 agli arresti domiciliari). I reati sono: associazione di tipo mafioso ed estorsioni, consumate e tentate, con l’aggravante di aver commesso il fatto al fine di agevolare l’attività mafiosa e di essersi avvalsi della forza di intimidazione del vincolo associativo e della condizione di assoggettamento e di omertà che ne deriva.

È l’esito di un articolato impegno in direzione del mandamento mafioso palermitano di Pagliarelli. In sintesi, le investigazioni permettono di traguradare diverse importanti azioni.

Capomafia che aiutaro la trasferta in Francia di Provenzano

In primis, viene smantellata la famiglia mafiosa di Rocca Mezzomonreale, inquadrata nel mandamento palermitano di Pagliarelli. Inoltre, vengono confermate le storiche figure di vertice. Sono le stesse persone che nel tempo si sono rese protagoniste di episodi rilevantissimi. Uno su tutti, la gestione operativa della trasferta in Francia del Capomafia deceduto Bernardo Provenzano per sottoporsi a cure mediche. O ancora, la tenuta dei contatti con l’allora Capomafia trapanese latitante Matteo Messina Denaro.

In seconda battura, le indagini svelano l’esistenza di ‘uomini d’onore riservati’. Sono figure rimaste ad oggi del tutto estranee alle cronache giudiziarie. Questi, pur dimostrando una piena adesione al codice mafioso universalmente riconosciuto da Cosa nostra, godrebbero di una speciale tutela e verrebbero chiamati in causa soltanto in momenti di particolare criticità dell’associazione.

Terzo punto, in fase investigativa è stata intercettata completamente una riunione della famiglia mafiosa di Palermo Rocca Mezzomonreale. Nella conversazione captata, oltre al costante richiamo degli indagati al rispetto di regole e dei principi mafiosi più arcaici, quello all’esistenza di citato “codice mafioso scritto”, custodito gelosamente da decenni e che regola, ancora oggi, la vita di Cosa nostra palermitana.

Fra l’altro è stata scongiurata l’attuazione di un proposito omicidiario, una vera e propria sentenza di morte, emessa nel contesto della riunione di mafia intercettata.

Infine, è stato ricostruito il compimento di diversi episodi estorsivi. Fra questi uno con metodologia particolarmente inquietante quale l’apposizione, sul cancello di una privata abitazione, di una bambola recante un proiettile conficcato nella fronte.

(foto di Pixabay)

Per informazioni scrivere a: info@tfnews.it