carcere (pixabay)

Mafia e corruzione elettorale: 19 arresti fra Bari, Palermo e Taranto

Fra Bari, Palermo e Taranto 19 soggetti in arresto: 17 in carcere e 2 agli arresti domiciliari. Riconosciuti gravi indizi di colpevolezza per una pluralità di delitti.

Gli arresti, infatti, sono l’epilogo di una complessa attività di indagine articolata in 2 filoni investigativi. Il primo, della Compagnia Carabinieri di Triggiano, sull’associazione di tipo mafioso operante sul territorio di Valenzano (BA), propaggine del noto e storico clan Parisi; il secondo,  codelegato alla Polizia di Stato (Squadra Mobile e DIGOS) e al Nucleo P.E.F./G.I.C.O di Bari, relativo ad un episodio di scambio elettorale politico-mafioso.

15 arresti all’interno di una propaggine del clan Parisi di Bari

Quanto al primo filone investigativo, oltre 100 Carabinieri del Comando Provinciale di Bari hanno arrestato 15 soggetti. Questi sono indagati, a vario titolo, per le ipotesi di reato di associazione per delinquere di tipo mafioso, concorso in minacce, porto e detenzione di armi comuni da sparo, estorsione, usura, associazione finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti, impiego di denaro, beni o utilità di provenienza illecita.

Più complesso il secondo filone investigativo che ha portato a 4 arresti per scambio elettorale politico-mafioso e associazione per delinquere finalizzata alla corruzione elettorale. Articolate indagini svolte dalla Polizia di Stato e dalla Guardia di Finanza di Bari mediante intercettazioni ambientali, telefoniche e telematiche, nonché servizi dinamici di osservazione e pedinamento, hanno fatto emergere, in sintesi, due fatti.

Ogni voto veniva pagato 25 o 50 euro

Da una parte l’episodio di corruzione in occasione delle elezioni del maggio 2019 per il Comune di Bari. Sarebbe stata costituita un’associazione per delinquere finalizzata alla corruzione elettorale. Un’attività organizzata di selezione e reclutamento di elettori con successiva acquisizione dei loro voti mediante (prevalentemente) la corresponsione di somme di denaro (25 o 50 euro per ogni singolo voto) in favore di una candidata, in una lista civica, alla carica di Consigliere comunale, risultata poi eletta.

L’ipotizzata associazione per delinquere sarebbe stata promossa, costituita e organizzata, oltre che dalla predetta candidata, tratta in arresto, e dal suo compagno convivente, con rapporti di frequentazione con elementi di spicco della criminalità organizzata locale anch’egli destinatario della misura cautelare del carcere. Con loro anche un noto imprenditore edile, sottoposto alla misura cautelare degli arresti domiciliari, già Consigliere comunale di Bari dal 2004 al 2009 e della Regione Puglia dal 2005 al 2015, nonché attuale Presidente di una società di calcio militante nel campionato di serie C. Inoltre, altri 7 soggetti aventi il ruolo di “portatori di voto”, ossia quello di individuare, contattare e reclutare il maggiore numero possibile di elettori da cui avrebbero comprato i voti verso il pagamento di un corrispettivo in denaro. Il denaro sarebbe stato loro anticipato o successivamente rimborsato dai 3 citati promotori.

Il secondo fatto è avvenuto in occasione delle elezioni comunali di Valenzano del novembre 2019, Comune già precedentemente sciolto per condizionamenti mafiosi. Il vertice dell’organizzazione mafiosa oggetto del primo filone investigativo avrebbe assunto l’impegno di procurare “voti della malavita”, come da una conversazione intercettata tra 2 degli indagati, a taluni candidati, in cambio della promessa di ricevere utilità varie in suo favore, fra cui la modifica del piano regolatore comunale per rendere edificabili terreni di sua proprietà, e della sua compagine criminale. In particolare, tale impegno era stato garantito alla stessa coppia già protagonista dei fatti sopra descritti. È stato disvelato (allo stato attuale degli accertamenti vagliati positivamente dal GIP) il raggiungimento di una intesa tra il vertice del clan operante a Valenzano (indicato nel primo filone investigativo) ed uno dei componenti della coppia, avente ad oggetto l’impegno del primo a procacciare un pacchetto di voti in favore di soggetti legati all’altro, candidati come consiglieri comunali e infiltrati dalla coppia in questione in una lista civica. In questo caso, il Gip ha ritenuto la gravità indiziaria relativamente alla sussistenza del delitto di scambio elettorale politico-mafioso previsto dall’art. 416 ter c.p.

 

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