La Guardia di finanza di Catania ha sequestrato beni per circa 20 milioni di euro all’imprenditore Sergio Leonardi, 44 anni, ritenuto legato alla ‘famiglia’ Mazzei di Cosa nostra.
Nel marzo del 2020 era stato già eseguito un sequestro e Leonardi era stato arrestato per associazione mafiosa, estorsione in concorso, intestazione fittizia di beni, impiego di denaro e beni di provenienza illecita, falsità commessa dal privato in atto pubblico, emissione di fatture e altri documenti per operazioni inesistenti, occultamento o distruzione di scritture contabili. Tutti i reati aggravati dall’aver agito al fine di agevolare il clan mafioso etneo dei “Mazzei”. Secondo l’accusa, “la carriera criminale di Leonardi avrebbe avuto inizio nel 2007 sotto l’egida mafiosa dello zio della moglie, Biagio Sciuto, all’epoca capo del clan ‘Sciuto-Tigna‘”.
Il passaggio dal clan Sciuto-Tigna ai Mazzei
Dopo la carcerazione di Sciuto, l’imprenditore, ricostruisce la Procura, “tra il 2009 e il 2011 sarebbe finito sotto l’ala protettrice dei Mazzei che si sarebbero avvalsi del suo operato per il contrabbando di prodotti petroliferi”. Leonardi era stato indagato in passato anche per associazione a delinquere finalizzata alla sottrazione di pagamento dell’accisa sul gasolio da autotrazione e al contrabbando di prodotti petroliferi immessi nel mercato nazionale in evasione d’imposta (accise e Iva), utilizzo ed emissione di fatture per operazioni inesistenti, falso ideologico, frode in commercio e turbata libertà del commercio, riciclaggio e autoriciclaggio.
Il Tribunale di Catania ha ritenuto “Leonardi ‘socialmente pericoloso'” e che “i beni e le attività economiche acquisite dal 2007 al 2017 abbiano rappresentato il frutto o il reinvestimento dei proventi della attività illecite”, disponendone il sequestro nel 2020.