Maria Grazia Cutuli,una giornalista che “vuole andare a vedere”anche a costo della vita

Maria Grazia Cutuli ,giornalista,morta a Sarobi il 19 novembre 2001.

Il suo ultimo scoop – il ritrovamento di un deposito di gas nervino nella base abbandonata   di Osama bin Laden – era apparso sulla prima pagina del “Corriere della Sera” proprio il giorno della sua morte,avvenuta sulla strada che collega Jalabad a Kabul.

L’agguato

L’auto sulla quale Maria Grazia Cutuli viaggiava con tre colleghi: lo spagnolo Julio Fuentes di “El Mundo” e due corrispondenti dell’Agenzia Reuters, l’australiano Harry Burton e l’afghano Azizullah Haidari. – è stata bloccata da un gruppo di uomini armati che prima hanno fatto scendere i giornalisti, poi li hanno uccisi a raffiche di kalashnikov. I quattro corpi sono stati recuperati il giorno successivo.

Ha trentanove anni Maria Grazia Cutuli quando muore per un attentato in Afghanistan, a Sarobi, sulla strada fra Jalalabad e Kabul L’attentato è opera dei talebani, il cui governo a Kabul è appena caduto.

Il giornalismo che vuole documentare i fatti

Quel giorno non se ne va  solo la  donna ma anche una certa idea di giornalismo, di un giornalismo che “vuole andare a vedere”, che va nei luoghi in cui i fatti si svolgono anche a costo della vita. Come scrive David Bidussa:”nell’ultimo secolo l’inviato di guerra non si limita a descrivere la “guerra-battaglia” ma descrive la “guerra-sistema”,“mette a nudo i sistemi politici, le strutture economiche, le credenze culturali che intorno alla guerra si muovono e che definiscono il senso della politica”.

I riconoscimenti

In sua memoria sono stati istituiti diversi premi giornalistici,a lei hanno dedicato vie e scuole ,inoltre il Comune di Milano ha deciso che il suo nome venga iscritto nel Famedio di Milano, all’interno del Cimitero Monumentale.Maria Grazia  è inserita nel memoriale di Bayeux (Normandia) dedicato ai reporter caduti per il loro lavoro, realizzato su iniziativa del Comune e di Reporters sans Frontieres. Inoltre il suo nome è inserito anche nel Journalist Memorial del Newseum di Washington che contiene i volti e i nomi dei giornalisti uccisi mentre svolgevano il loro lavoro.

Ma  un giornalista perché rischia la vita?Forse,per fare quello in cui crede, per  il “dovere” di informare o più semplicemente per passione. A loro il nostro sentito: Grazie.

(Foto di Pixabay)

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