Ministero del mare: un flop privo di risorse e di potere

Uno dei cavalli di battaglia di Giorgia Meloni  durante la campagna elettorale è stata la gestione del mare e  in particolare con riferimento al tema dell’immigrazione clandestina, della gestione dei porti, dell’emergenza in mare dovuta  alla gestione delle navi delle organizzazioni non governative che prestano soccorso ai migranti in fuga, e più in generale alle relative tematiche e attività connesse alle acque dei mari italiani sui quali si affacciano  i nostri 8000 km di coste.

Il Dicastero fortemente propagandato durante la campagna elettorale della Destra e successivamente assegnato dalla Meloni a Nello Musumeci, ex Presidente della Regione Sicilia per premiarlo  con questo incarico di non essersi ricandidato alle elezioni regionali in Sicilia, sarebbe, infatti, surclassato da una serie di iniziative che vanificherebbero l’esistenza del Ministero del Mare e che Giovanna Meloni avrebbe intrapreso avocando a sé tutte le attività che servirebbero a promuovere, coordinare e indirizzare l’azione del Governo sulle politiche del Mare.

A rendere di fatto priva di poteri  l’esistenza del Ministero, ci sarebbe, infatti, la creazione  presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri di un doppione del Ministero del Mare, ovvero un Super Comitato interministeriale di coordinamento delle politiche del mare e che sarebbe costituito da un insieme di Ministri  ed Enti  che non faranno capo al Ministro del Mare,  ma saranno coordinati direttamente dal Presidente del Consiglio: ne dovrebbero far parte il Ministro  degli Esteri, quello della Difesa, dell’Economia, delle Infrastrutture da cui dipende già il Comando  della Guardia Costiera e le attività delle Capitanerie  di porto.

Del super organismo governativo farebbero parte anche  i Ministri  dell’Agricoltura, delle Imprese, dell’Ambiente, della Cultura, del Turismo e sembrerebbe  anche i rappresentanti degli Enti Locali e ogni altro soggetto ritenuto utile per meglio definire le politiche del mare: si vocifera, ad esempio, che potrebbero prendervi parte anche i rappresentanti dei balneari, che appoggiano il progetto di legge che cancelli la messa a gara delle concessioni delle spiagge.

Cui prodest”, dunque direbbero gli antichi romani,  la creazione di un Ministero che, se queste iniziative fossero confermate dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri appare tutt’altro che necessario a tel punto che in molti parlano di un Ministro commissariato.

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