In sede di replica al Senato sul dibattito sulle forniture militari e di altro tipo all’Ucraina, il Ministro della Difesa Guido Crosetto ha spiegato il perché dell’impegno dell’Italia al fianco dell’Ucraina aggredita dalla Russia: “la strada della pace è l’unica strada seria e compatibile con la nostra Costituzione, la nostra idea di libertà e i nostri principi, gli stessi che animano questo governo. La guerra è il fallimento dell’umanità, della politica, della convivenza civile. Le istituzioni nascono proprio per impedire che i conflitti umani degenerino in violenza e in guerra. Ma non esiste nessun tavolo di pace possibile quando uno dei contendenti è morto o è costretto alla resa. Un tavolo di pace esiste quando c’è un equilibrio tra due forze che vogliono cercare la pace ma anche qui aggressore e aggredito sono e restano chiari. E bisogna far capire alla Russia che il suo progetto di conquista è fallito, che deve uscire da quel Paese e lasciarlo libero. Allora si potrà discutere di pace. Il segnale che oggi manda all’esterno il Parlamento italiano è molto importante e non è solo formale. Dimostra che l’Italia non deflette dai suoi impegni internazionali e non accetta l’aggressione a una nazione libera e sovrana. E la nostra scelta dimostra anche che la posizione da noi assunta nella scelta di sostegno all’Ucraina è in perfetta continuità con i governi precedenti. La posizione dell’Italia non cambia con il cambiare dei governi e delle maggioranze perché è la posizione di un Paese che rispetta e onora il ruolo e gli impegni internazionali che ha avuto negli ultimi 72 anni e che non intende cambiare. Abbiamo scelto e lo rivendico, di fare la cosa giusta, non la cosa facile“.
Lo spirito italiano e l’approccio italiano alla guerra
Sempre in sede di replica nel dibattito sull’Ucraina al Senato, il Ministro alla Difesa Guido Crosetto ha spiegato in cosa consiste “lo spirito italiano” davanti a una guerra. Ha detto Crosetto : “Che cos’è l’approccio italiano alla guerra? Non è certo fare l’elogio della guerra o perseguire la guerra. L’obiettivo finale, lo spirito di ogni governo italiano, del nostro come di quelli passati, è di arrivare a un tavolo di pace, fare finire la guerra e la violenza. In buona sostanza, l’approccio italiano è di fare quello che ci obbliga e ci invita a fare, anche se non volessimo farlo, la nostra Costituzione perché le nostre Forze Armate non nascono per essere utilizzate come strumento per imporre qualcosa ad altre nazioni. Le nostre Forze Armate nascono per difendere l’Italia e il suo suolo, per aiutare le popolazioni in caso di calamità naturale e per contribuire alle operazioni internazionali di pace, come abbiamo sempre fatto negli ultimi vent’anni. Vorrei spiegare la mia tesi, un altro esempio che non riguarda la guerra in Ucraina. In questi giorni c’è un altro fronte drammatico che si sta aprendo in Europa, quello della continua e pericolosa tensione tra due stati confinanti nei Balcani, Kosovo e Serbia. Braci che continuano ad ardere sotto la cenere anche quando sembrano spente. L’Italia , tra l’altro, intervenne in quella zona con un intervento militare. L’unico intervento militare diretto compiuto dall’Italia in tanti decenni. Eppure siamo stati proprio noi italiani quelli che, in questi vent’anni, hanno garantito in quella zona la pace dimostrando a due popolazioni tra loro da sempre in contrasto come si può essere amici degli uni e degli altri. E il rispetto e la riconoscenza che si è guadagnata l’Italia in quelle zone è un rispetto e una riconoscenza che deve dire grazie all’impegno di migliaia di persone senza nome che indossano la divisa italiana e che, su quei confini, hanno dimostrato che “l’approccio italiano” era un approccio di pieno rispetto anche delle diversità e delle differenze di quei popoli e di quelle nazioni. Un approccio grazie al quale i nostri soldati hanno saputo farsi apprezzare dagli uni e degli altri dei due paesi e nazioni, vicine ma in tensione, proprio per la capacità di rispettare quelle popolazioni. Ebbene, proprio questo è quello che ha concesso a me ed al Ministro Tajani di essere accolti come amici in tutte e due le nazioni ed è questo lo spirito che deve consentirci, nei prossimi mesi, di cercare di buttare molta acqua sul fuoco in quella zona drammatica dove il fuoco cova sotto la cenere. Un fuoco che mi preoccupa molto. Ma nessuno come l’Italia può farlo, forte della storia di pace che abbiamo portato attraverso le nostre Forze Armate negli ultimi vent’anni. E non è un caso che sia serbi che kosovari ci chiedano, in questo momento, nel nord del paese, di schierare le truppe Kfor, comandate da un italiano, perché sono garanzia per tutti e due gli schieramenti. Questo è lo spirito che ci anima in tutta la nostra politica internazionale e questo è lo Spirito che ci anima anche quando parliamo e ci poniamo nel rinnovare il nostro impegno verso l’Ucraina. Questo è lo spirito e l’approccio italiano alla guerra. Uno spirito e approccio di pace, rispetto e continua incessante ricerca del negoziato“.