Nassiriya: vent’anni fa, una grande ferita italiana

E’ un ricordo, quello di oggi, di un attentato come tanti. Perché quando gli attentati cominciano ad essere tanti, si rischia di non farci più caso. Non ci lasciamo più impressionare dalle bombe, dagli attacchi, dalla disperazione, ma ci siamo abituati a una cosa ben più grave: a lasciare aperte le ferite. Perché quando muore anche soltanto uno dei nostri connazionali in una scellerata guerra, è un profondo attacco al nostro Paese.

Il 12 novembre 2003, a Nassiriya, è proprio uno di quei tanti attentati.


Nassiriya 12 novembre 2003 – ore 10.40…

in Italia erano le ore 8.40. Diversi italiani in divisa avevano preso parte a quella che prende il nome di Operazione Antica Babilonia e quella terribile mattina, nel compound, giunse a tutta velocità un camion cisterna pieno di esplosivo (dai 150 ai 300 chili di tritolo), che scoppiò di fronte all’ingresso della Base, quella storica che si chiamava Maestrale, della MSU italiana dei Carabinieri -la Multinational Specialized Unit dei Carabinieri italiani inquadrata come Corpo di Polizia Militare della NATO e come forza di Polizia per il mantenimento dell’Ordine e della sicurezza nel Paese.

Persero la vita 12 Carabinieri, 5 militari dell’Esercito, un cooperatore internazionale e un regista. Oltre a 9 iracheni e decine di feriti.

Si tratta della strage più grave che ha coinvolto l’Italia.

 

Italiani dei quali vanno ricordati nomi e cognomi: 

Pietro Petrucci (22 anni), Domenico Intravaia (46 anni), Orazio Majorana (29 anni), Giuseppe Coletta (38 anni), Giovanni Cavallaro (47 anni), Alfio Ragazzi (39 anni), Ivan Ghitti (30 anni), Daniele Ghione (30 anni), Enzo Fregosi (56 anni), Alfonso Trincone (44 anni), Massimiliano Bruno (40 anni), Andrea Filippa (33 anni), Filippo Merlino (40 anni), Massimo Ficuciello (35 anni), Silvio Olla (32 anni), Emanuele Ferraro (28 anni), Alessandro Carrisi (23 anni). Infine, l’aiuto regista Stefano Rolla (65 anni) e il funzionario della cooperazione italiana in Iraq, Marco Beci (43 anni).

Un celebre detto latino…

dello scrittore Vegezio cita: Si vis pacem, para bellum, Se vuoi la pace, prepara la guerra. Di contro c’ è chi sostiene che non si può trovare la pace attraverso la guerra. Se una soluzione deve esserci, come sempre, potrebbe stare nel mezzo. Ma il destino dei popoli, è risaputo, si sceglie a tavolino. Fuori si combatte e si muore.

In ricordo di chi a ha deciso di combattere. In ricordo di chi ha perso la vita per farlo.

 

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