Nella vita come nello sport: bisogna accettare la sconfitta e gestire la vittoria

L’editoriale del Direttore

Nella vita, come in tutti gli sport, ci sono le vittorie e le sconfitte. Quando si perde è naturale star male ed essere sopraffatti dal dispiacere perché si pensa che tutto sommato l’impresa non era poi impossibile ed è umano il rimpianto per quello che si sarebbe potuto fare e non si è fatto come anche il rammarico per un pizzico di fortuna in più, che ci sarebbe potuta essere e non c’è stata.

Le vittorie e soprattutto le sconfitte vanno sapute gestire: senza troppi trionfalismi le prime, perché non sempre si può vincere e senza rabbia le seconde, perché la sconfitta non è solo colpa dei rivali, che sono stati migliori di noi, ma, spesso, siamo proprio noi che non abbiamo saputo dare tutto quello che potevamo.

Le vittorie sportive sono frutto di una preparazione preventiva e il giorno della prova sono il risultato di un esercizio fisico, praticato con i muscoli, con la mente e con il cuore.

Vincere col cuore vuol dire anche non vergognarsi di piangere, lacrime di gioia e di liberazione come abbiamo avuto modo di apprezzare anche noi, non senza emozione, vedendo il nostro Ct sbottare in un pianto liberatorio in mezzo si suoi giocatori.

Ben diverso, ovviamente, umanamente comprensibile, è il pianto dopo una sconfitta. In questo caso, nello sport come nella vita, occorre essere consapevoli e di esempio per le future generazioni che bisogna accettare di aver perso, saper stringere la mano ai rivali che hanno vinto, ma non abbattersi, sapersi rialzare ed  essere pronti a riprovarci con coraggio e determinazione, consapevoli, con saggezza e serenità, che prima o poi arriverà  il momento della rivincita.

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