Netanyahu: "Siamo in guerra e vinceremo, il nemico pagherà"

Netanyahu:” le dichiarazioni di Hamas sono deliranti”

Noi combatteremo fino alla vittoria completa, e questa comprende una potente operazione anche a Rafah dopo che avremo permesso alla popolazione civile di lasciare le zone di combattimento“. E’ quanto afferma Benjamin Netanyahu sui social media, mentre da Washington viene ribadito che Israele deve dare risposte su dove potranno andare i palestinesi, oltre un milione, che sono rifugiati nella città sul confine con l’Egitto.

Ricordando che ci sono oltre un milione di persone in un’area risto , il Consigliere per la Sicurezza Nazionale della Casa Bianca, Jake Sullivan ha detto che “abbiamo bisogno di risposte non solo alla domanda su dove queste persone devono andare ma anche su come possano avere il livello di aiuto, cibo, medicine, acqua e riparo“, di cui hanno bisogno, sottolineando che le operazioni militari potrebbero interrompere l’ingresso e la distribuzione di questi aiuti.

Il Consigliere di Biden ha fatto poi riferimento al fatto che Rafah si trova sul confine con l’Egitto è che gli egiziani sono preoccupati per quello che potenzialmente potrebbe significare un’offensiva contro la città.

“Abbiamo bisogno di risposte chiare anche a queste preoccupazioni” – ha concluso Sullivan, spiegando che su queste cose sono in corso colloqui con gli israeliani.

Intanto la trattativa per arrivare a una tregua e al rilascio degli ostaggi va avanti. Il Direttore della Cia, William Burns, il suo collega del Mossad David Barnea e il premier del Qatar, Mohammed bin Abdulrahman Al-Thani, hanno lasciato il Cairo dopo i nuovi problemi emersi nei negoziati tra Israele e Hamas, fa sapere alla CNN una fonte diplomatica al corrente dei negoziati, precisando tuttavia che questi continueranno anche se per il momento non sono stati fissati altri incontri.

Il Premier israeliano Benjamin Netanyahu ha ribadito di continuare a considerare “deliranti” le richieste di Hamas e per questo ha deciso di non mandare domani una delegazione nella capitale egiziana.

Posizione contestata duramente dalle famiglie dei rapiti secondo cui non andare al Cairo per continuare i colloqui con Hamas “è una sentenza di morte”. “Le famiglie degli ostaggi hanno accolto con stupore la decisione di boicottare i negoziati al Cairo – ha affermato in una nota il Forum delle famiglie degli ostaggi e dei dispersi – Sembra che qualcuno dei membri del gabinetto abbia deciso di sacrificare le vite degli ostaggi senza ammetterlo“.

 

 

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