Kim Jong-un dichiara “vittoria” nella lotta al coronavirus in Corea del Nord, passati tre mesi da quando Pyongyang ha riconosciuto i primi casi di “febbre”. Kim ha “dichiarato solennemente la vittoria nella campagna anti-epidemia di massima emergenza per sterminare il nuovo coronavirus che aveva fatto breccia nel nostro territorio e per proteggere la vita e la salute delle persone”, ha scritto l’agenzia Kcna come riportato dalla sudcoreana Yonhap. Kim ha comunque insistito sulla necessità di un’attenzione continua e di misure rigorose, sia per la diffusione nel mondo delle varianti del Covid-19 che per i casi di vaiolo delle scimmie.
Il virus da Nord a Sud: propaganda via palloncini da Seul
La sorella minore del leader nordcoreano non ha risparmiato accuse alla Corea del Sud per la “farsa isterica” per intensificare il confronto, ribadendo la tesi secondo cui “cose aliene” hanno portato il virus al Nord dal Sud. Nel mirino l’invio di volantini di propaganda tramite palloncini dal Sud. Accuse infondate per Seul.
“Abbiamo già preso in considerazione vari piani di contromisure, ma la nostra contromisura deve essere una ritorsione implacabile – ha affermato Kim Yo-jong -. Se il nemico persiste in azioni pericolose come fomentare l’ingresso del virus nella nostra repubblica, risponderemo non solo sterminando il virus, ma anche spazzando via le autorità sudcoreane”. E sulla malattia del leader nordcoreano, riporta anche la BBC, ha aggiunto: “Anche se era gravemente malato con la febbre alta, non riusciva a riposarsi un attimo pensando alle persone di cui doveva prendersi cura fino alla fine della guerra contro l’epidemia”.
La Corea del Nord ha fatto sapere di circa 4,8 milioni di casi di “febbre” dalla fine dello scorso aprile e di 74 decessi.
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