La petizione pubblica annunciata da “Il fatto quotidiano” ha registrato ieri nell’arco di 12 ore circa 100.000 firme di cittadini che chiedono le dimissioni del Ministro della Giustizia. Ovviamente le chiedono con la consapevolezza che le dimissioni di un Ministro non possono essere richieste dai singoli cittadini attraverso una consultazione telematica, ma sono soggette ad una procedura istituzionale che compete alle Autorità parlamentari e al Governo.
Tuttavia, l’intraprendente iniziativa del quotidiano costituisce un messaggio alle forze di maggioranza e al Governo che certamente non può restare inascoltato e che, seppur non implichi l’adozione di misure drastiche, come la richiesta formale delle dimissioni, probabilmente è destinato ad avere comunque effetti destabilizzanti e di disturbo sulla stessa maggioranza.
Del resto, la questione delle intercettazioni telefoniche è sempre stata l’elemento divisivo tra le varie forze politiche e nell’ambito delle stesse maggioranze dei vari Governi che si sono succeduti.
L’Associazione Nazionale Magistrati, a proposito della limitazione imposta dal Ministro Nordio all’utilizzo “probatorio” delle intercettazioni, ha dichiarato che il dispositivo che il Ministro Guardasigilli vuole correggere e di cui vuole limitarne l’utilizzo, è, viceversa, uno strumento imprescindibile per l’esito delle indagini, e la sua eventuale limitazione metterebbe in gioco il diritto alla libera informazione.
Di questo avviso è anche il PD e il Movimento 5 Stelle che dicono no alla stretta sulle intercettazioni.
Ma il Governo sembra essere sempre più orientato verso l’adozione di misure contro l’abuso delle intercettazioni telefoniche, puntando soprattutto sulle limitazioni alle pubblicazioni delle intercettazioni cosiddette illecite.
Il Ministro, nel frattempo, ha fatto sapere di non avere nessuna intenzione di dimettersi, ed ha dichiarato di essere in perfetta sintonia con il Presidente del Consiglio e con il Governo e ha commentato che la risoluzione da lui presentata ha avuto un numero di voti a favore più che sufficiente per renderla legittimamente esecutiva.