(Adnkronos/Labitalia) – La Piattaforma notifiche digitali degli atti pubblici (Pnd), lo strumento tecnologico centralizzato che dovrebbe consentire di passare dalle notifiche cartacee a quelle digitali nella pubblica amministrazione, ad oggi esiste ma non è ancora del tutto operativa. Attualmente, sono in fase di collaudo alcune funzionalità disponibili per un numero limitato di enti pilota e i loro utenti. A evidenziarlo è un focus di Centro Studi Enti Locali (Csel), realizzato per Adnkronos. Quando sarà a pieno regime, spiega, ogni Comune potrà fare richiesta di adesione e adottarla per digitalizzare il processo di notificazione, snellendo le procedure e risparmiando cifre importanti. Basti pensare che inviare una singola raccomandata con ‘busta verde’ (contenente una multa o un atto giudiziario) costa agli enti ben dieci euro.
La Pnd può essere usata sia tramite la sua interfaccia web per invii singoli, per così dire manuali, sia tramite interoperabilità (Api) di sistemi per invii serializzati e massivi: l’ultimo scenario, secondo Csel, sembra il più ragionevole e sostenibile. Ma Csel mette in guardia sull’aspetto relativo agli oneri: “Per anni – dice – chi si occupa di trasformazione digitale ha letto nel comma 4 dell’art. 3-bis del Codice dell’amministrazione digitale che ‘le amministrazioni pubbliche comunicano con il cittadino […] tramite il domicilio digitale […] senza oneri a suo carico’. Però, mentre il prototipo della Piattaforma notifiche digitali veniva alla luce, il legislatore è intervenuto eliminando quella disposizione di assenza di oneri per il cittadino”.
“Insieme alla disposizione – prosegue – è stata spazzata via anche la visione che l’avvento della Pnd, unito alla trasformazione digitale di documenti, archivi e servizi, avrebbe consentito di fare a meno dei macchinosi contratti di appalto per la spedizione della corrispondenza cartacea e, soprattutto, di uniformare la modalità di formazione e trasmissione di tutti i documenti in chiave digitale, trattando il caso analogico come eccezione del digitale e non viceversa”.
“Il fatto che la normativa a corredo della Pnd renda oneroso per il destinatario la ricezione di quegli stessi documenti che oggi, prima della Piattaforma, potrebbe ricevere per Pec in una casella dichiarata come domicilio digitale (generale, per imprese e Pa, oppure speciale, per tutti) – sostiene Csel – rende controproducente implementare la Pnd per tutte le comunicazioni. Anzi, vale la pena sottolineare come sarà da gestire, anche a livello politico locale, il ‘balzello’ che accompagnerà la notifica delle multe a professionisti e imprese che oggi, in ossequio al decreto 18 dicembre 2017, avviene tramite Pec escludendo l’addebito delle spese di notificazione”.
“Oltre all’importo da pagare associato all’atto notificato (per esempio, l’importo della multa), a carico del destinatario – fa notare Csel – è anche il rimborso delle spese di notifica che variano da 2 euro (un euro destinato al gestore della piattaforma PagoPA spa e l’altro all’amministrazione mittente) a una cifra più alta se il destinatario riceve l’avviso cartaceo e/o se richiede la copia analogica”.
“L’altro limite che si ravvisa – aggiunge – è che, almeno in un primo periodo, continueranno a convivere l’invio cartaceo (posta raccomandata o prioritaria), l’invio digitale tramite e-mail, Pec o altri canali non gestiti a livello centrale e l’invio tramite Pnd (limitato, verosimilmente, a ciò che adesso viaggia nelle ‘buste verdi’). Ciò nonostante, sgombrando subito il campo da equivoci, la Piattaforma notifiche digitali degli atti pubblici non solo va accolta con estremo favore, ma si deve fare di tutto per aderirvi in modo adeguato e completo, così da essere pronti a inevitabili ampliamenti futuri e, anzi, sollecitarli consapevolmente dopo averla sperimentata”.