Oggi, 1 maggio 2021, sono esattamente 27 anni che muore Ayrton Senna, il campione brasiliano della Formula 1, aveva 34 anni.
Il 1 maggio del 1994 Ayrton Senna stava correndo il Gran Premio di San Marino, a Imola, quando, giunto al 7° giro nella curva del Tamburello, perse il controllo della vettura a gran velocità.
Dopo l’incidente, al momento del recupero di quel poco che rimase della macchina, tra le lamiere venne ritrovata una bandiera arrotolata austriaca. Infatti, durante le prove di qualificazione del giorno prima, aveva perso la vita il pilota austriaco Roland Ratzenberger e i piloti suoi colleghi avevano comunque deciso di gareggiare per rendergli omaggio.
Quella bandiera doveva essere sventolata da Senna nel caso di vittoria, ma al traguardo, purtroppo, non arrivò mai.
Il ricordo è ancora limpido in Giovanni Gordini, 67 anni, all’epoca responsabile del 118 di Bologna e oggi Direttore della Rianimazione e del Dipartimento emergenza. Lo stesso che racconta come sono trascorse le ultime ore di vita del tre volte Campione del Mondo con la McLaren.
“Sono arrivato qualche minuto dopo il medico della F1, Sid Watkins. Senna respirava ancora autonomamente ma era entrato in coma. Aveva perso molto sangue dalla ferita sopra all’occhio destro, oltre ad avere una frattura alla base del collo per colpa della sospensione che si era staccata dalla sua Williams. Le manovre di rianimazione erano già iniziate, ma lui non dava nessun segnale di vita. Capimmo tutti subito la gravità della situazione e decidemmo di fare scendere l’elicottero in pista per portarlo all’ospedale Maggiore. Fatto quasi unico, in F1 non ricordo dinamiche simili di salvataggio. Il giorno prima Roland Ratzenberger, pilota della Simtek morto durante le qualifiche alla curva Villeneuve, era infatti stato prima portato all’ospedale del circuito”
“Abbiamo portato subito Senna nell’emergency room del pronto soccorso e abbiamo controllato il livello del sangue e fatto una Tac. Ci siamo diretti in rianimazione all’11° piano dell’ospedale. Eravamo in 10 ad assisterlo. Dalle prime immagini abbiamo capito quanto la situazione fosse critica, la conferma l’abbiamo avuta poi con l’elettroencefalogramma: era piatto, il suo cervello non rispondeva agli stimoli elettrici. L’emorragia era troppo grande e diffusa per colpa sia della lesione al lobo frontale destro che della frattura alla base del cranio. Ricevendo poco sangue, il cervello di Senna si è spento andando in quello che noi definiamo silenzio elettrico”
“Ayrton era amato e lo si vedeva anche dalle persone accorse fuori l’ospedale. Da quell’incidente è cambiata la F1, soprattutto dal punto di vista della sicurezza”.