In Birmania nel 2021 c’è stato un colpo di Stato militare messo in atto dalle forze armate birmane la mattina del 1º febbraio 2021 per rovesciare il governo di Aung San Suu Kyi, che è stata arrestata.
L’Onu teme “crimini di massa” in Birmania in seguito al dispiegamento massiccio di truppe al nord del paese.
“Dobbiamo essere pronti a delle atrocità ancora più numerose”, ha detto Tom Andrew, il relatore speciale dell’ONU per i diritti umani in Birmania, sottolineando come le tattiche usate dalla giunta ricordano quelle usate dalle forze militari prima degli attacchi contro i Rohingya nel 2016 e nel 2017.
Il Consigliere di Stato Aung San Suu Kyi, il presidente Win Myint e altri leader del Partito al Governo sono stati arrestati e detenuti dall’esercito del Myanmar. In seguito, l’esercito del Myanmar ha dichiarato lo stato di emergenza della durata di un anno e ha affermato che il potere era stato consegnato al comandante in capo delle forze armate Min Aung Hlaing.
In una dichiarazione televisiva, i militari hanno giustificato questo colpo di Stato con la necessità di preservare la stabilità dello Stato. Hanno accusato la commissione elettorale di non aver risolto il problema di presunti brogli che sarebbero avvenuti durante le ultime elezioni. L’esercito ha comunicato inoltre che verrà istituita una “vera democrazia multipartitica” e che il trasferimento dei poteri avverrà solo dopo “lo svolgimento di elezioni generali libere ed eque“.
Le linee telefoniche nella capitale sono state tagliate, la televisione pubblica ha interrotto le trasmissioni per “problemi tecnici” e l’accesso a Internet è stato bloccato.
Sei mesi dopo il colpo di stato, il 1º agosto 2021, Min Aung Hlaing sostituì il Consiglio di Amministrazione dello Stato con un governo di transizione e si affermò come Primo Ministro del paese.