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Per i titoli pubblici in Italia l’orizzonte 2022 continua ad essere favorevole

Si è appena conclusa una settimana cruciale per comprendere le reazioni delle singole economie dei Paesi dell’Unione Europea alle parole pronunciate all’inizio di questo mese dal Presidente della Banca Centrale Europea, Christine Lagarde, sulla politica dei prossimi mesi in tema di sostegno ai mercati e di monitoraggio delle spinte inflazionistiche.

In questo ambito l’intervento del Direttore Generale della Direzione del Debito Pubblico del Ministero dell’Economia e Finanze, Donato Iacovoni, svolto nel consueto appuntamento annuale del Forex, ha sottolineato come il mercato dei titoli pubblici italiani non abbia avuto particolari tensioni o registrato specifici flussi di disinvestimenti.

Parole che, fattualmente, avevano ricevuto il conforto degli esiti dell’ultima emissione di Buoni del Tesoro Poliennali per un importo di 7,75 miliardi di euro. Un’ emissione, coronata dal successo del pieno collocamento e che ha scontato un prevedibile rialzo dei rendimenti offerti, con una crescita compresa tra i 55 e i 75 punti base rispetto alle precedenti emissioni. In particolare, i 3 miliardi di titoli triennali sono stati collocati allo 0,69%, il pari importo di settennali all’1,52% e, infine, gli 1,75 miliardi di BTp ventennali al 2,3%.

Appare, in particolare, ancora rassicurante, dopo i minimi storici dello scorso anno che mediamente aveva registrato il rendimento dello 0,10%, l’esito legato ai titoli settennali, in quanto considerato che la durata media del debito pubblico ricade proprio in questo arco temporale, il loro andamento è sempre oggetto di particolare attenzione da parte degli analisti.

Gli esiti del collocamento della scorsa settimana e le convinzioni manifestate dal Responsabile del Debito Pubblico italiano costituiscono, in definitiva, un viatico importante per delineare uno scenario prossimo futuro del mercato dei titoli pubblici, improntato a una fiducia di fondo.

Un sentiment che dovrebbe influenzare favorevolmente, in particolare, due versanti per le nuove emissioni. Il primo, quello dei “titoli verdi”, dopo il successo dell’emissione dello scorso anno di 8,5 miliardi di euro con scadenza 2045 e la successiva riapertura dello scorso ottobre per 5 miliari limitata a 350 investitori, dovrebbe segnare con il nuovo collocamento l’uscita dal perimetro ristretto del collocamento sindacato e il ricorso allo strumento dell’asta, oltre a un marcato accorciamento della scadenza.

Il secondo versante a risentirne potrebbe essere quello delle emissioni in di BTp in dollari, che lo scorso anno hanno raccolto notevoli consensi e che non dovrebbero, dunque, mancare nel mercato primario di quest’anno, così come, probabilmente, vi saranno i titoli riservati ai piccoli investitoti, i Btp Italia. A conferma di un mercato in grado di sopportare, comunque, le recenti incertezze delle politiche monetarie internazionali.

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