Le organizzazioni politiche guidate da Alexei Navalny sono “estremiste“. Così tuona il Tribunale di Mosca e, di conseguenza, mette fuori legge ogni attività del dissidente rendendolo passibile di procedimenti penali.
Il pronunciamento del Tribunale russo ha effettivamente bandito con effetto immediato gli uffici della rete regionale di Navalny e la sua organizzazione anticorruzione. L’accusa è di aver “diffuso informazioni che incitavano all’odio e al disprezzo contro i funzionari del Governo“. Il bando si applica retroattivamente per un periodo di uno-tre anni prima dell’entrata in vigore dell’etichetta di estremista e ha valore per tre-cinque anni.
Navalny dal carcere: “non mi tirerò indietro”
Alexei Navalny ha accolto le accuse dal carcere, dov’è detenuto da febbraio. “Non mi tirerò indietro“, ha detto. “Ci gestiremo, ci evolveremo, ci adatteremo. Ma non ci tireremo indietro rispetto ai nostri obiettivi e alle nostre idee. Questo è il nostro Paese e non ne abbiamo altri“, ha scritto sul suo account Instagram.
Il pronunciamento del Tribunale moscovita giunge a pochi giorni da quello proveniente dal Parlamento. Il Presidente russo Vladimir Putin ha firmato, infatti, un provvedimento varato in tempi record. Il documento di fatto proibisce la candidatura a elezioni di qualsiasi tipo a persone che abbiano lavorato, collaborato, o anche solo sostenuto o effettuato donazioni, a organizzazioni considerate estremiste.