La Guardia di Finanza ha dato esecuzione ad un decreto di sequestro preventivo nei confronti di 10 società e 53 persone fisiche – allo stato, sottoposte ad indagini preliminari per emissione di fatture per operazioni inesistenti, truffa ai danni di ente pubblico, autoriciclaggio e illeciti amministrativi dipendenti da reato che avrebbero generato e commercializzato fittizi crediti di imposta relativi al cosiddetto “bonus facciate” (l’agevolazione fiscale introdotta dal Governo per mitigare gli effetti economici della pandemia e consistente nella detrazione d’imposta pari all’ammontare delle spese sostenute per interventi di recupero o restauro degli esterni degli edifici).
Il sequestro eseguito dai finanzieri del Gruppo Investigazione Criminalità Organizzata del Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria, costituisce l’epilogo di un’articolata attività investigativa che, nei mesi scorsi, aveva già consentito di sottoporre a sequestro preventivo oltre 9 milioni di crediti fittizi nei confronti di una società, operante nel settore della consulenza aziendale.
L’esame delle transazioni e dei dati inseriti nella piattaforma web di cessione dei crediti e i successivi approfondimenti, condotti mediante l’interrogazione di banche dati, l’analisi di segnalazioni per operazioni sospette, di documentazione bancaria, contabile ed amministrativa e la valutazione degli assetti societari hanno evidenziato incongruenze fiscali, economico e finanziarie tali da poter essere ritenuti concreti e sufficienti indizi dell’esistenza di uno strutturato meccanismo fraudolento, ramificato sull’intero territorio nazionale.
Nel dettaglio, i crediti, artatamente creati attraverso la falsa attestazione di lavori mai eseguiti, sono stati oggetto di ripetute cessioni a persone fisiche, spesso gravate da precedenti penali e con limitate disponibilità reddituali, o a società prive della benché minima struttura ed operatività aziendale, ed in parte “monetizzati” presso intermediari finanziari, generando flussi di denaro dirottati verso società terze, aventi sede anche all’estero, ovvero autoriciclati, in modo da dissimularne la provenienza illecita.
Il G.I.P., in accoglimento della richiesta formulata dal pubblico ministero e ritenuta sussistente “l’esigenza di porre fine alle negoziazioni illecite accertate”, ha disposto il sequestro dei crediti fiscali inesistenti per un importo di circa 80 milioni di euro nonché di denaro, beni immobili ed asset societari in misura equivalente al profitto della truffa, per un ammontare di oltre 3.000.000 di euro.