Perugia, detenuta brasiliana tenta il suicidio in carcere

Una donna di nazionalità brasiliana, ha tentato di uccidersi nel carcere di Capanne a Perugia, dove è detenuta. E’ stata salvata dal tempestivo intervento degli Agenti in servizio, ma un’Agente è rimasta contusa. La vicenda è accaduta mercoledì e a darne la notizia è il Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria SAPPE che plaude al provvidenziale intervento degli Agenti di servizio.

“Nella serata di mercoledì, verso le ore 20.15, una detenuta presso il Reparto femminile del carcere di Perugia Capanne ha cercato di impiccarsi alle sbarre del letto a castello. Grazie alla professionalità dell’Agente di sezione ed all’aiuto dell’infermiera, che si trovava in Sezione per la somministrazione della terapia, la detenuta è stata salvata. Portata presso l’infermeria del Reparto per le cure del caso, nella concitazione del momento, una Assistente Capo della Polizia Penitenziaria veniva attinta da un calcio al costato che gli ha procurato lesioni guaribili in 3 giorni, salvo complicazioni” evidenzia Fabrizio Bonino, segretario nazionale per l’Umbria del SAPPE.

“E’ solamente grazie alle poliziotte penitenziarie, le eroine silenziose del quotidiano a cui va il ringraziamento del SAPPE per quello che fanno ogni giorno, se il numero delle tragedie in carcere è fortunatamente contenuto. E’ evidente a tutti che è necessario intervenire con urgenza per fronteggiare le costanti criticità penitenziarie. Il suicidio è spesso la causa più comune di morte nelle carceri. Gli istituti penitenziari hanno l’obbligo di preservare la salute e la sicurezza dei detenuti, e l’Italia è certamente all’avanguardia per quanto concerne la normativa finalizzata a prevenire questi gravi eventi critici. Ma il suicidio ed il tentato suicidio di una detenuta rappresenta un forte agente stressogeno per il personale di polizia e per gli altri detenuti”.

“La grave vicenda porta alla luce le priorità della sicurezza (spesso trascurate) con cui quotidianamente hanno a che fare le donne e gli uomini della Polizia Penitenziaria”. Donato Capece, segretario generale del SAPPE, rivolge “solidarietà e vicinanza al Personale di Polizia Penitenziaria di Capanne a Perugia, che ancora una volta ha risolto in maniera professionale ed impeccabile un grave evento critico”. Il SAPPE si rivolge al nuovo Ministro della Giustizia Marta Cartabia: “il nuovo Guardasigilli ha un profilo di altissimo livello e a Lei chiediamo un cambio di passo sulle politiche penitenziarie. Noi confidiamo molto nel nuovo Guardasigilli e auspichiamo che abbia il coraggio che non ha avuto Alfonso Bonafede su due priorità cruciali.

Il primo: ogni giorno giungono notizie di aggressioni a donne e uomini del Corpo in servizio negli Istituti penitenziari del Paese, sempre più contusi, feriti, umiliati e vittime di violenze da parte di una parte di popolazione detenuta che non ha alcuna remora a scagliarsi contro chi in carcere rappresenta lo Stato. Servono, dunque, urgenti provvedimenti a tutela della stessa incolumità fisica delle donne e degli uomini della Polizia Penitenziaria. Secondo aspetto: il crescente aumento degli eventi critici in carcere, che vedono spesso coinvolti ristretti stranieri e/o con problemi psichiatrici.

Per il primo Sindacato della Polizia Penitenziaria lasciare le celle aperte più di 8 ore al giorno senza far fare nulla ai detenuti – lavorare, studiare, essere impegnati in una qualsiasi attività – è controproducente perché lascia i detenuti nell’apatia: non riconoscerlo vuol dire essere demagoghi ed ipocriti. E la proposta è proprio quella di sospendere la vigilanza dinamica: sono infatti state smantellate le politiche di sicurezza delle carceri preferendo una vigilanza dinamica e il regime penitenziario aperto, con detenuti fuori dalle celle per almeno 8 ore al giorno con controlli sporadici e occasionali, con detenuti di 25 anni che incomprensibilmente continuano a stare ristretti in carceri minorili. Ed una soluzione va individuata anche prevedendo un circuito penitenziario ad hoc per i detenuti psichiatrici e le espulsioni dei detenuti stranieri”.

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