Piacenza: padre porta le figlie in Africa in vacanza ma le fa infibulare. Arrestato

A denunciare l’uomo ai Carabinieri di Piacenza, la madre delle due ragazze vittime del padre. Tutto scatta quando l’uomo porta in vacanza, senza la moglie, le figlie nel suo paese d’origine.

Il caso risale all’inizio dell’estate e la misura di custodia cautelare è stata eseguita nei giorni scorsi. Secondo le ricostruzioni, l’uomo aveva approfittato di un viaggio in Africa per sottoporre le bimbe all’infibulazione. A segnalare quanto successo erano stati i medici dell’Asl di Piacenza, che avevano visitato le bambine. L’infibulazione, la pratica di mutilazione dei genitali femminili, è vietata e punita dal codice penale italiano anche se il reato è commesso all’estero. Per l’uomo l’ipotesi di reato è infibulazione con l’aggravante di averla commessa su minori.

Dal 2006 in Italia esiste una legge specifica che punisce l’infibulazione effettuata su donne e bambine. Una pratica barbara che porta alla modifica degli organi genitali femminili. Nonostante l’illegalità della pratica legata a rituali tribali, l’infibulazione è ancora molto diffusa: si stima che ogni anno siano circa 3 milioni le ragazze sotto i 15 anni sottoposte a questa tortura.

Non è ancora chiaro il ruolo della madre nella vicenda. Si indaga per capire se la donna fosse a conoscenza delle intenzioni del marito. Una volta messa a conoscenza con la realtà dei fatti, però, la donna non avrebbe esitato a denunciare il marito per la tortura inflitta alle figlie. 

La responsabile del reparto di ginecologia dell’Ausl di Piacenza, Cristina Molinaroli, ha raccontato che dall’inizio dell’anno le ginecologhe dei consultori familiari dell’Ausl di Piacenza e provincia hanno visitato una decina di donne che avevano subito una infibulazione. 

Ora l’uomo è stato arrestato e rischia fino a 12 anni di carcere.

Da Piacenza alla Giornata Internazionale contro le mutilazioni genitali femminili

La Giornata Internazionale contro le mutilazioni genitali femminili è il 6 febbraio. Il Fondo delle Nazioni Unite per la popolazione (Unfpa) insieme a Unicef ha lanciato nel 2008 un programma per porre fine alle mutilazioni genitali delle donne. 

Le mutilazioni genitali femminili rappresentano tante cose: un atto violento che causa infezioni, malattie, complicazioni durante il parto e anche la morte. Una pratica crudele che infligge danni emotivi duraturi nel tempo perpetrati sui più vulnerabili della società: le ragazze nella fascia di età compresa tra l’infanzia e i 15 anni” ha dichiarato Henrietta H. Fore, direttore generale di Unicef. 

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