(Adnkronos) – Una iniziativa, nata dalla collaborazione tra Fondazione Magna Grecia e Fondazione Sicilia, dedicata a un tema cruciale per lo sviluppo del Mezzogiorno e dell’Italia: il ponte sullo Stretto. Una giornata di discussione organizzata in partnership con il Gruppo Pubbliemme-Diemmecom, ViaCondotti21-LaCapitale, LaC Network e coordinata da Alessandro Russo, direttore editoriale del Network e Paola Bottero, direttore strategico del Gruppo. Media partner dell’iniziativa anche AdnKronos e Italpress. “Siamo pronti a farlo – ha detto il presidente della Fondazione Magna Grecia, Nino Foti – l’opera è indispensabile, se necessario si deve applicare il ‘metodo Genova’ e snellire le procedure burocratiche. Negli ultimi 50 anni abbiamo assistito solo a chiacchiere, l’opera si poteva fare. È stata bloccata non per un problema tecnico ma politico. In commissione Trasporti – ha continuato – ho chiesto anni fa una commissione d’inchiesta per capire cosa avesse bloccato la costruzione del ponte per tutto questo tempo. Oggi siamo a Palermo per dare un segnale di concretezza”.
A Foti fa eco Raffaele Bonsignore, presidente della Fondazione Sicilia: “I siciliani sono stanchi di anni di promesse elettorali, il ponte è fondamentale perché la Sicilia superi la sua condizione di insularità. È giunto il momento di passare dalle parole ai fatti, prendendo consapevolezza che questa grande opera può e deve essere realizzata, non soltanto a beneficio della Sicilia, ma di tutta l’Italia”. È intervenuto anche il sindaco di Palermo. Roberto Lagalla. “Il ponte definisce finalmente il ruolo del Mezzogiorno d’Italia e della Sicilia non solo a completamento del corridoio tra l’Europa e la Sicilia, ma restituisce all’Isola il ruolo di cerniera euromediterranea” ha affermato il primo cittadino.
All’indomani dell’approvazione in Consiglio dei ministri del decreto che ridà vita alla società Stretto di Messina e che ha previsto per luglio 2024 la progettazione esecutiva e l’inizio dei lavori, il ponte sullo Stretto sembra diventare davvero realtà e porta con sé una serie di sfide: sociale, economica, infrastrutturale e politica.
Della sfida sociale hanno parlato l’amministratore della Società Ponte sullo Stretto, Vincenzo Fortunato, il rettore dell’Università di Palermo, Massimo Midiri, e il presidente e direttore editoriale della Società Editrice Sud, Lino Morgante. “I costi del ponte sullo Stretto? Presumo 12 miliardi di euro, il doppio del 2008. Quando – ha detto Fortunato – i costi del ponte erano quantificati in circa 6 miliardi, da allora a oggi sono passati quasi 15 anni ed è presumibile che questa cifra sia molto aumentata. Come potrà essere pagato? Ci sarà una parte di autofinanziamento – ha spiegato -. Nel 2008 era del 60 per cento, oggi presumibilmente dovrà essere inferiore ma questo dipende anche dai pedaggi, che non dovranno superare il costo attuale dell’attraversamento con i traghetti. Rfi e Trenitalia immaginano una finanziabilità intorno al 40 per cento, la restante parte dovrà essere finanziata con contributi statali, comunitari e regionali”.
“Le grandi opere sono sempre motore per le altre infrastrutture. Il ponte sullo Stretto in tutti questi anni non è stato fatto, ma non si sono realizzate neppure le altre opere – ha detto Maurizio Lupi, ex ministro dei Trasporti -. Le grandi opere accelerano la riqualificazione dei territori su cui passano, come l´Alta Velocità. Ma il vero problema è l´intermodalità. L’Italia deve tornare a essere collegata e il ponte sullo Stretto è un’infrastruttura fondamentale anche per il collegamento con l’Europa. Non si può continuare a costruire ferrovie e aeroporti che non sono collegati tra loro. Credo che questa sia la volta buona, basta avere la volontà politica”.
All’evento “Il Ponte sullo Stretto, una sfida necessaria” sono intervenuti anche i presidenti della Regione Siciliana, Renato Schifani, e della Regione Calabria, Roberto Occhiuto, che hanno rassicurato sulla totale sinergia sulla realizzazione del ponte. “Basta Italia a due velocità – ha detto Schifani – siamo alla vigilia di una grande evento e la Regione si impegnerà anche economicamente per quello che può, vigileremo sui tempi. La Sicilia è stata trattata male, ma ci crediamo”.
“Con Schifani ormai ragioniamo quasi come una macroregione – ha osservato Occhiuto -. Il ponte attrarrà altri investimenti per le infrastrutture. Questa è la stagione dei fatti, Sicilia e Calabria possono diventare davvero uno hub europeo nel Mediterraneo”.
“Se non mettiamo la prima pietra con questa legislatura e con questi governi regionali allora dovremo dire addio al ponte – ha sostenuto Saverio Romano, deputato e vicepresidente della Fondazione Magna Grecia -. Basta girarci intorno, il ponte è prospettiva di futuro”.