Potenza, disarticolata associazione criminale di stampo mafioso

La Squadra Mobile di Potenza ha dato esecuzione all’ordinanza con cui, su richiesta di questo Ufficio, il Gip del capoluogo lucano ha disposto l’applicazione delle misure della custodia cautelare in carcere nei confronti di 11 soggetti e degli arresti domiciliari nei confronti di altri 3 soggetti e per altrettanti, l’obbligo di presentazione, nonché al contestuale decreto con cui è stato disposto il sequestro preventivo delle quote e del complesso aziendale delle società “Bar del Tribunale srl” e “Gioca e Vinci srls”.

Il provvedimento è stato adottato a seguito di un’ attività d’indagine coordinata dalla D.D.A potentina che ha permesso di fare luce sull’esistenza e sul forte radicamento nel territorio del clan mafioso dei Riviezzi di Pignola ma, di fatto, operativo su tutta la provincia di Potenza, anche grazie ad alleanze e sinergie con altre organizzazioni mafiose sia autoctone, quale il clan Cassotta, sia calabresi, dove i Riviezzi godono di particolari appoggi e considerazione, che campane, con proiezioni, nel settore degli stupefacenti, anche all’estero.

L’accurato lavoro d’indagine svolto dalla Procura Distrettuale con il costante ed importantissimo supporto della Sezione Criminalità Organizzata della locale Squadra Mobile, si è sviluppato nel corso di un biennio durante il quale il copioso materiale investigativo acquisito, composto da intercettazioni, dichiarazioni di testimoni e collaboratori di giustizia, sopralluoghi, è stato analizzato e rimesso a sistema disvelando la piena operatività del sodalizio pignolese.

Le indagini, infatti, hanno dimostrato come le società che dal 2017 si sono succedute nella gestione del servizio di bar-caffetteria nel Palazzo di giustizia di Potenza, intestate a semplici prestanomi, avvicendatisi fino allo scorso mese di novembre, secondo un turn over utile a schermare l’interposizione, siano state fino ad oggi gestite, di fatto, da soggetti appartenenti o comunque contigui al sodalizio.

E’ emersa anche una grave condotta estorsiva perpetrata il mese di aprile 2018 da un affiliato del sodalizio, M.A., in danno dell’esponente di una società aspirante assegnataria al fine di farla recedere dal ricorso al Tar proposto avverso l’aggiudicazione.

Si tratta dello stesso soggetto, il cui arresto ha destato scene di pianto e commozione proprio all’interno del bar-caffetteria immortalate dalle intercettazioni video­ambientale installate all’interno del locale.

Lo sforzo ricostruttivo ha permesso di fare luce anche sul pieno coinvolgimento di due esponenti del clan nell’omicidio di mafia in danno di Giancarlo Tetta, perpetrato nel contesto della lunga e sanguinosa faida che ha scandito la storia dei rapporti fra gli avversi clan melfitani dei Di Muro e dei Cassotta. Partendo da una traccia investigativa già emersa negli anni addietro, ma mai sviluppata, si è dato corso ad una rigorosa attività di approfondimento condotta raccogliendo specifiche dichiarazioni e riscontrandole meticolosamente con sopralluoghi e raffronti rispetto alle indagini già svolte in passato.

In tal modo è stato possibile far affiorare alla luce la complicità del capo-mafia Riviezzi Saverio e di un suo affiliato, Q.A., nell’omicidio Tetta a cui hanno contribuito affiliati al clan Cassotta, la vettura Fiat Croma rubata qualche giorno prima a Potenza e impiegata per raggiungere e freddare la vittima con otto colpi di pistola cai. 7,65 prima di darla alle fiamme.

L’attività inquirente ha permesso di mettere in risalto la particolare forza intimidatoria che il clan Riviezzi è in grado di esprimere e di cui risulta essersi avvalso in occasione di varie condotte estorsive in danno di imprenditori e commercianti perpetrate dai suoi affiliati in un arco di tempo che va dal 2013 in poi e fino ad epoca recente.

I risultati dell’indagine raccolte anche nel contesto di operazioni precedenti hanno permesso di ricondurre all’azione criminosa del clan, anche la tentata rapina a mano armata perpetrata nel settembre 2017 ai danni dell’Ufficio Postale di Potenza  da dove vennero asportati 235.000,00 euro.

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