Riflessioni sul MES

Il MES (meccanismo europeo di stabilità) è un’organizzazione intergovernativa che ha il compito di fornire assistenza fra i Paesi dell’area Euro che soffrono di vari problemi finanziari. Il Coronavirus ha imposto la istituzione di un pandemic crisis support, che sarebbe formato da fondi dedicati per sostenere le spese sanitarie, dirette ed indirette, scaturite dal diffondersi del virus. I capitali vengono prestati immediatamente ai Paesi che ne facciano richiesta, per un ammontare pari al 2% del PIL del 2019 (l’Italia ne godrebbe per 37 miliardi), a tassi di interesse bassissimi: 0,08% a 10 anni; – 0,07%, quindi negativo, a 7 anni.

Da un primo approccio si può ipotizzare che se si utilizza questo prestito, indirizzato verso il settore sanitario, si liberano altre risorse dal bilancio, ovvero dal recovery plan, per altri comparti.

L’erogazione di questo fondo servirebbe, ad esempio, a ridurre la penuria di personale sanitario, attrezzare per scuole e per uffici pubblici per renderli più igienici e sanificati, ristrutturare ospedali che, come i dieci chiusi negli ultimi anni in Calabria, potrebbero essere riutilizzati, solo se c’ è la capacità di investimento.

Il vantaggio finanziario di questo utilizzo sarebbe indiscusso, dal momento che parliamo di un prestito a costo zero, ovvero negativo, e lo confrontiamo con capitali che possono essere acquisiti sul mercato ad un tasso di rendimento più alto (v. BTP decennale italiano, oscillante oggi, tra 1% e il 2%).

Aggiungiamo che gli interessi sul debito sarebbero stabili, circa a zero. Confrontandoli con i Titoli di Stato ci sarebbe un risparmio di quasi 4 miliardi di euro, nell’arco medio di dieci anni.

Altra situazione da tenere da conto: se ci si finanzia sul mercato, c’è molta probabilità di essere penalizzati nel medio periodo, sia per il trend negativo dell’economia, e sia per meccanismi naturali, alimentati dallo spread e dalla relativa speculazione.

Inoltre, in caso di difficoltà, è preferibile negoziare con le autorità europee e non con i Fondi che hanno acquisito i titoli di Stato. Questi sono implacabili e opererebbero a loro vantaggio, eccitando la speculazione.

Chi è contro il MES (sanità) sostiene che si darebbe un segnale negativo ai mercati.La risposta è che gli operatori finanziari conoscono bene la situazione del Paese e il trend di crescita del debito pubblico (pari al 161% sul PIL, subito dopo la Grecia); non hanno bisogno di altri segnali per le loro valutazioni, non certo positive nello stato attuale delle cose. Anzi, gli operatori vedrebbero di buon occhio un indebitamento, tramite il MES, apprezzando la ricerca di capitali a tassi inferiori. Esempio di Cipro il cui costo generale dell’indebitamento del paese è passato dall’1,33% allo 0,90% per il solo fatto di avere chiesto l’accesso al MES.

Per orgoglio nazionale, non vogliamo essere i primi, tra i principali paesi europei, a chiedere questi fondi.E’una considerazione quantomeno superficiale dal momento che ci equipariamo a Stati che non hanno livelli di debito come il nostro: Francia 118%, Spagna 123%, Regno Unito 108%, Germania circa 70%.

La tendenza per il 2025 è che l’Italia, allo stato attuale, andrebbe a 153% contro una Grecia a 166%, con una differenza di 13 punti, mentre, oggi, questa differenza è 44 punti: stiamo per subire l’onta, con un recupero della Grecia, di essere collocati all’ultimo posto. Questa è vergogna nazionale, nell’ottusa difesa di un orgoglio che, in fondo, oggi l’opinione pubblica non avverte come bandiera mentre qualcuno lo utilizza per logiche di parte.

Si prospettano condizionamenti da parte dell’Europa, per l’utilizzo di questi fondi.Sicuramente il condizionamento c’è ma si riferisce all’impiego di questi fondi nel campo della sanità. Non si è legati al rispetto di parametri macroeconomici e di politica di bilancio, tipo quelli imposti alla Grecia dalla Troika. Secondo le dichiarazioni di Gentiloni e Dombrovskis il credito non prevede una’ sorveglianza rafforzata. Ripetiamo: bisogna ben utilizzare il prestito, investendo nella Sanità, e Dio sa se non ne abbiamo bisogno!

Ulteriore ma non ultima considerazione.

Il Ministro della Salute, Speranza, ha chiesto 68 Mld per il suo settore. Nel Recovery Plan vengono attribuiti solo 9 Mld pari al 4,6% del totale delle risorse. Delle due, una: o Speranza ha esagerato, ma non lo crediamo, oppure il Paese si troverà in una situazione disastrosa, più di quella di oggi, con la prossima crisi sanitaria.

Considerazioni dell’uomo della strada, che ragiona: si comprendono, ma è difficile accettarli, i giochi politici, gli steccati ideologici, e i vari posizionamenti in vista di prossime scadenze elettorali, scadenze che sono perenni nel nostro Paese. Non si comprende, però, come si rinunci a qualcosa che può dare notevole ed immediato sostegno alle finanze, a supporto di un settore, la sanità, che è vitale per tutti e non può essere la “cenerentola” sul piano di ripresa e di resilienza. Questo non è certo nell’interesse dei cittadini!

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