La risoluzione definita dal Consiglio per i Diritti umani delle Nazioni unite, esprime: “profonda preoccupazione per la traiettoria assunta dai diritti umani in Egitto“. Trentuno i Paesi firmatari, compresa l’Italia . Così come gli Stati Uniti in qualità di osservatori.
Viene richiesto al Paese di Al Sisi di porre fine alla persecuzione di attivisti, giornalisti e oppositori politici e il loro immediato rilascio.
La prima risoluzione congiunta
Si tratta della prima dichiarazione congiunta dal 2014 assunta dal Consiglio. La seconda da quando il Paese arabo è guidato dal Presidente Abdel Fatah al-Sisi.
La risoluzione chiede di rimuovere il “divieto di viaggio”,
La richiesta evidenzia di rimuovere “il divieto di viaggio e il congelamento dei beni” a questi soggetti, “incluso lo staff dell’Eipr“, cioè l’”Egyptian Initiative for personal rights”.
Si tratta della Ong di Patrick Zaky, lo studente dell’università di Bologna, ancora detenuto in un carcere egiziano, la quale, negli ultimi mesi, ha subito l’arresto di vari Dirigenti e collaboratori.
L’intervento di Amnesty
“Sono sette anni che al Consiglio niente è stato fatto contro l’Egitto. La situazione è degenerata notevolmente, Questo è un passo cruciale“. Così ha commentato Amnesty International con Reuters. “Siamo arrivati a un punto in cui è in gioco la sopravvivenza del movimento dei diritti umani in Egitto”.
Ma l’Egitto ha risposto con “sorpresa e grande disapprovazione”, con le parole del Ministro degli Esteri del Paese.