Roma: un bambino di nove anni discriminato per la sua disabilità

Sabato 29 maggio a Roma si è registrato l’ennesimo atto discriminatorio nei confronti  di un bambino disabile. Tutto parte quando il bambino di 9 anni stava provando a fare uno dei percorsi delle attrezzature da allenamento all’interno di un parco in Zona San Paolo.

In quel momento è arrivato un gruppo di ragazzi, “circa ventenni”, che si sono sistemati intorno al percorso di allenamento. La mamma del bambino racconta: “Mio figlio non riesce a muoversi velocemente, ma stava provando a fare quel percorso. Era felice come i suoi compagni e  riusciva ad arrampicarsi e a scendere dall’altra parte. A quel punto è arrivato un ragazzo che gli ha fatto cenno di andarsene, ma mio figlio a causa della disabilità, non era in grado di rispondergli. Eppure ha capito perfettamente la brutalità di quegli insulti”.

Le parole ricevute dal ragazzo nel parco di Roma “sono state offensive e cattive soprattutto nei confronti di un bambino di nove anni” racconta la mamma. Il ragazzo, come denunciano i genitori del piccolo, non vedendo i bambini allontanarsi è andato su tutte le furie e si è arrabbiato con il papà. L’uomo, con gentilezza, gli aveva chiesto se poteva spostare le sue cose ma, di tutta risposta, ha ricevuto insulti inaccettabili. “Andatevene, lui è un handicappato, non deve stare qui, ma restare a casa”. Quando sono intervenuti altri genitori, il ventenne ha tentato anche di venire alle mani con chi protestava contro il suo gesto.

La mamma del bambino disabile commenta l’accaduto

La mamma del piccolo continua con “Mio figlio stava solo giocando e ha abbassato lo sguardo, allontanandosi dopo tante parole di odio e malvagità. Quel ragazzo invece è rimasto così, con la sua musica a palla, la sua arroganza e la sua maleducazione: non sa e non può neanche immaginare che ferita possa aver inflitto a mio figlio, la cui unica colpa è quella di aver avuto in dono dalla vita la disabilità, cosa che né lui né noi abbiamo scelto.

La donna ha concluso con “vorrei conoscere i genitori di quel ragazzo e dirgli: Non ho scelto la disabilità di mio figlio, ma l’ho accettata e lotto ogni giorno per garantirgli un presente e un futuro degni di lui. Ma voi avete perso l’educazione e il rispetto dell’essere umano?.E a quel ragazzo direi solo una cosa, ma non la capirebbe: l’handicappato, come lo ha chiamato lui, ha capito perfettamente la tua cattiveria. Lui, però, è un povero che non potrebbe mai capire quale dolore ha arrecato a quel bambino e alla sua famiglia”. 

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