Un altro top manager del gas in Russia muore in circostanze violente. Si tratta del sesto caso. Il corpo di Yuri Voronov è stato trovato nella piscina di una proprietà vicino a San Pietroburgo. Nella nuca, un proiettile.
Cinque casi di morti sospette nel settore da febbraio ad oggi
Voronov, 61 anni, era a capo di Astra Shipping. Si tratta di una società con contratti con Gazprom nell’Artico, in perdita negli ultimi due anni. Secondo quanto rende noto il sito di notizie Moskovsky Komsomolets, accanto al corpo è stata trovata una pistola Grand Power. La moglie testimonia che il marito, prima di partire per San Pietroburgo il primo luglio, aveva avuto uno scontro verbale con i suoi soci. Il diverbio sarebbe potuto essere dovuto alle perdite dell’azienda.
Il 29 gennaio scorso, in una dacia vicino a San Pietroburgo era morto, suicida, secondo la conclusione delle indagini, Leonid Shulman. Shulman aveva 60 anni, era top manager di Gazprom, in precedenza dirigente di Gazprom Transgaz. Il 25 febbraio, nella stessa località, era stato trovato morto il 61enne Alexander Tyulyakov, Vicedirettore generale del Gazprom Unified Settlement Center, responsabile della sicurezza dell’azienda, anche lui aveva in precedenza lavorato a Gazprom Transgaz. Anche in questo caso, la Polizia ha stabilito che causa della morte è stato il suicidio.
Il 18 aprile l’ex Vicepresidente della Gazprombank Vladislav Avaev, la figlia e la moglie sono stati trovati morti a Mosca, in un appartamento sulla Prospettiva Universitetsky. Secondo la versione preliminare degli investigatori, Avaev ha sparato alla moglie e alla figlia di 13 anni con una pistola e poi si è suicidato.
Il 21 aprile, Sergei Protosenya, un ex top manager di Novatek, la moglie e la figlia sono stati trovati morti in Spagna, in una casa nel villaggio di Lloret de Mar. Protosenya aveva un patrimonio di 400 milioni di euro e viveva in Francia. La famiglia si trovava in Spagna per le vacanze di Pasqua.
Il 28 febbraio, l’oligarca di origini ucraine Mikhail Watford era stato trovato morto a Wentworth, nel Surrey, in Gran Bretagna. Qui si era trasferito nei primi anni duemila. Watford, che aveva 67 anni, aveva fatto fortuna con il petrolio e il gas subito dopo il crollo dell’URSS. La sua morte era avvenuta in circostanze non chiare, aveva stabilito la Polizia. Il suo vero nome era Mikhail Tolstosheya. Lo aveva cambiato al suo arrivo in Gran Bretagna.