In occasione della celebrazione al Quirinale della Giornata internazionale della donna, il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha messo al centro del suo discorso il fenomeno del femminicidio:
“L’anno passato le donne assassinate sono state 73. E’ un fenomeno impressionante, che scuote e interroga la coscienza del nostro Paese. Un distorto concetto del rapporto affettivo che, non a caso, si trasforma in odio mortale, è alla base dei gravi e inaccettabili casi di femminicidio. Una mentalità che, al dunque, è solo possesso, bramosia, dominio e, in fin dei conti, disprezzo”.
Non poteva mancare il riferimento alle donne che sono state uccise quest’anno (pariamo di soli due mesi): Sharon, Victoria, Roberta, Teodora, Sonia, Piera, Luljeta, Lidia, Clara, Deborah, Rossella e infine, Ilenia. Donne, uccise da coloro che le promettevano amore, invece, quello stesso sentimento lo hanno tramuto in odio e morte.
Mattarella, la donna che lavora
“L’amore, quello autentico – prosegue il Capo dello Stato – si basa sul rispetto e la condivisione. Se si giunge a uccidere una donna è perché non si rispettano il suo desiderio di libertà e la sua autonomia. Perché ci si arroga il potere di non consentirne le scelte, i progetti, le aspirazioni. A distanza di settantaquattro anni dall’approvazione della nostra Costituzione –che ha sancito, in via definitiva, l’eguaglianza e la parità tra tutte le persone, senza distinzioni– gli orribili casi di femminicidio -che reclamano giustizia- ci dicono che la legge, da sola, non basta. Che un principio va affermato, ma va anche difeso, promosso e concretamente attuato”.
Atro argomento trattato da Mattarella è quello che ha coinvolto il Premier Mario Draghi in sede di consultazione: il lavoro e l’occupazione femminile. Un aspetto che durante il periodo della pandemia ha fatto un passo indietro che vede il peggioramento della qualità del lavoro delle donne: “contratti part-time non volontari, aumento dei lavori a tempo determinato e riduzione delle condizioni di conciliazione vita/lavoro”.