Sgarbi

Sgarbi: “Da ‘Il Fatto’ ricostruzioni diffamatorie e calunniose”

In riferimento all’articolo pubblicato oggi da “Il Fatto Quotidiano”, Vittorio Sgarbi, a smentita di quanto pubblicato, ha replicato con comunicato stampa.

Nell’articolo si legge che a Vittorio Sgarbi la Procura di Roma contesterebbe un reato per una vicenda che risale al 2020. Secondo l’accusa, infatti, il critico d’arte non avrebbe pagato i debiti con l’Agenzia delle Entrate per un totale di circa 715 mila euro.
Questa la replica di Sgarbi: “‘Il Fatto Quotidiano’, riportando integralmente le ricostruzioni diffamatorie e calunniose di una lettera anonima inviata a istituzioni e giornali attraverso la violazione fraudolenta di due account di posta elettronica in uso alla mia segreteria, getta discredito sul mio operato e su quello dei miei collaboratori, con irreparabile pregiudizio sotto il profilo professionale e umano”.
1) Vicenda Fondazione Principe Pallavicino
“Gli emolumenti corrisposti dalla Fondazione Pallavicino, regolarmente fatturati e tracciati, allo storico e critico d’arte fanno chiaramente riferimento a questa attività, facilmente riscontrabile anche attraverso una semplice ricerca su internet. L’avere messo in relazione il pagamento di questi emolumenti con le mie denunce è operazione di deliberato travisamento dei fatti. Di questa grave illazione, frutto di una chiara manipolazione dei fatti, non resta che agire in sede civile”.
2) Pro Biennale
“Risulta completamente falso quanto asserito da “Il Fatto” là dove scrive che Sgarbi “seleziona l’artista Pratesi per la Biennale e lei gli paga 4.500 euro”.
Non si può credere che il giornale abbia trasformato una semplice rassegna d’arte contemporanea promossa dall’associazione privata “Pro Biennale” con la più prestigiosa “La Biennale di Venezia”: una confusione assai rivelatrice del pressapochismo e dell’inattendibilità con cui l’estensore del pezzo ha confezionato questa ennesima poltiglia di supposizioni e bugie presentandole al lettore come “notizie”. Di quest’altra manipolazione, intesa a suggestionare i lettori paventando un conflitto d’interesse inesistente, il giornale sarà chiamato a risponderne in sede civile”.
3) Rimborsi
“Anche in questo caso, rilanciando le false accuse contenute nel sopracitato esposto anonimo per il quale ho già presentato una circostanziata denuncia.
Il 9 agosto vero è che il Sottosegretario è stato a Messina per la presentazione di un documentario cinematografico su invito di un’associazione culturale, ma omette di dire che quella iniziativa è coincisa con altre di carattere esclusivamente istituzionale, tutte facilmente documentabili. L’essere storico e critico d’arte, e al contempo Sottosegretario alla Cultura, non può essere certamente considerato un impedimento. Pur essendo formalmente “in missione” io non ho chiesto e ottenuto rimborsi”.
4) Utilizzo del mezzo navale
“L’autorizzazione all’uso del mezzo navale non è a discrezione del Sottosegretario, che nel caso specifico ha semplicemente chiesto al Capo della Segreteria di contattare la Prefettura territorialmente competente per verificare se vi fosse la disponibilità del mezzo. L’esigenza di ricorrere al mezzo era dettata dalla necessità di prendere in tempo un volo dall’aeroporto di Reggio Calabria a quello di Roma Fiumicino. Affermare che il Capo Segreteria avrebbe fatto ricorso al carattere istituzionale della richiesta è un’altra stucchevole manipolazione dei fatti”.
Sarebbe falsa, secondo Sgarbi, la ricostruzione del giornale secondo cui il Sottosegretario avrebbe cheisto il rimborso per le missioni del 9 e 10 settembre.
5) Arpino
“Anche per la missione del 15 maggio 2023 ad Arpino, il giornale si avventura in un’altra ricostruzione falsa. Anche in quella occasione non è stato chiesto e ottenuto alcun rimborso, né dal sottoscritto né dai collaboratori al mio seguito”.
Secondo Sgarbi i fatti smentiscono il contenuto dell’articolo pubblicato da “Il Fatto Quotidiano”. “Un grave danno reputazionale mio e di tutti gli altri soggetti citati, accomunandoli a ipotesi di reato che configurano una grave calunnia per la quale si renderà necessaria anche una denuncia alla Procura della Repubblica“.

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