Siria, difficoltà per il rientro dei propri rifugiati

Il conflitto siriano, iniziato nel 2011, ha causato oltre 500.000 vittime e milioni di sfollati, attirando potenze straniere e jihadisti, con gran parte del nord del Paese che è decisamente fuori controllo.

Rispondendo a Sky News alla domanda su quale considera la maggior sfida per il ritorno dei rifugiati, Assad ha risposto: “Logisticamente, le infrastrutture che i terroristi hanno distrutto. Abbiamo avviato un dialogo generale” con gli organismi umanitari delle Nazioni Unite su progetti di ritorno, finanziamenti e richieste delle Nazioni Unite” –  ha sottolineato Assad, riferendosi alla mancanza di acqua, di elettricità, di scuole e di strutture sanitarie e definendo “terroristi” tutti coloro che si oppongono al suo governo.

La Siria è stata riammessa nella Lega Araba a maggio, ponendo fine a più di un decennio di  isolamento. Libano, Giordania, Turchia, Iraq ed Egitto ospitano almeno 5,5 milioni di rifugiati, secondo le Nazioni Unite, e i rimpatri dei rifugiati sono stati una questione chiave nelle recenti discussioni regionali.

Ma poiché i Paesi hanno aumentato le richieste di ritorno dei rifugiati, i Gruppi per i diritti umani hanno messo in guardia contro i rimpatri forzati e sollevato timori per la sicurezza, segnalando che alcuni rimpatriati hanno subito arresti o persecuzioni: tutte accuse che Assad ha negato nell’intervista.

I Paesi della regione stanno anche cercando la cooperazione di Damasco su questioni come la lotta al traffico di droga.

“Quando c’è la guerra e lo stato è indebolito”, il traffico di droga fiorisce e “questo è normale”, ha detto Assad. “I Paesi che hanno contribuito a creare il caos in Siria ne hanno la responsabilità, non lo Stato siriano”, ha aggiunto.

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