Le polemiche sul ‘sofagate’ non sono destinate a terminare. Adesso è la Turchia a tuonare contro Mario Draghi in seguito alle dichiarazioni in merito rilasciate nella Conferenza stampa in diretta di ieri pomeriggio.
“Erdogan è un dittatore di cui si ha bisogno – dice il Premier -. Non condivido affatto il comportamento di Erdogan. È stato un comportamento di cui mi dispiace moltissimo per l’umiliazione che la Presidente della Commissione UE, Von der Leyen, ha dovuto subire“.
E prosegue: “Con questi, chiamiamoli dittatori, bisogna essere franchi nell’espressione della visione della società, ma pronti a cooperare per gli interessi del Paese. Bisogna trovare l’equilibrio giusto“.
A distanza di poche ore, il Ministero degli Esteri turco convoca l’Ambasciatore italiano ad Ankara, Massimo Gaiani. Subito la replica del Ministro degli Esteri turco, Mevlut Cavusoglu: “Il premier italiano, nominato, Mario Draghi, ha rilasciato una dichiarazione populista e inaccettabile nei confronti del nostro Presidente della Repubblica, che è stato scelto attraverso elezioni“. E tuona Cavusoglu: “Condanniamo con forza le parole riprovevoli e fuori dai limiti e le rispediamo al mittente“.
Prosegue il palleggio di responsabilità fra Turchia e UE
Intanto, prosegue la discussione in merito alla responsabilità dell’accaduto. La Commissione Europea assolve il suo Ufficio di protocollo che non ha preso parte al viaggio e lascia cadere la responsabilità dell’incidente diplomatico nelle mani del Consiglio e della Presidenza turca. Charles Michel si difende: “Non mi sono alzato in piedi perché avrebbe creato un incidente diplomatico ancora più grave“.
Da parte sua, il Ministro degli Esteri turco spiega: “Abbiamo subito accuse e attacchi ingiusti. La Turchia non è un Paese che riceve ospiti per la prima volta. Il protocollo è stato rispettato alla lettera e non abbiamo mai fatto mancare la nostra ospitalità, in questa come in tutte le altre occasioni. Durante l’incontro di due giorni fa, le sedie sono state disposte secondo i desiderata espressi nella riunione che precede l’incontro“.
Ma la UE precisa: “È avvenuta una breve visita dei locali, ma le sale riunioni e da pranzo non erano accessibili, nonostante le nostre richieste, perché ritenute troppo vicine all’ufficio del presidente Erdogan“. E spiegano ancora dal Consiglio Europeo: “Se fosse stata visitata la sala del tete-a-tete, avremmo suggerito ai nostri ospiti di sostituire, a titolo di cortesia, il divano con due poltrone per la Presidente della Commissione“.
Tensioni sull’accaduto anche dentro l’Europarlamento
Il ‘sofagate’ scuote lo stesso Europarlamento, al suo interno. Se da una parte c’è Ursula von der Leyen e la sua volontà che “la questione venga analizzata in modo che non si ripetano episodi del genere“. Dall’altra ci sono anche le accuse di alcune parti dell’Assemblea, in particolare del Ppe, di aver dato un “messaggio di disunione“.
Per questo, gli Europarlamentari chiedono che la questione sia affrontata in plenaria.