Sono passati 50 anni dalla legge che approvò il divorzio

Il primo dicembre 1970 il Parlamento approvò la “Disciplina dei casi di scioglimento del matrimonio”, la legge 898, facendo terminare la visione della società italiana dove il matrimonio era una scelta vincolante per tutta la vita. Fu il primo passo verso un periodo produttivo di norme che misero fine ad obsoleti privilegi patriarcali e che diedero il via libera a nuovi diritti civili.

La 898, meglio conosciuta con il nome Fortuna-Baslini, dal nome dei due deputati, Loris Fortuna, socialista e Antonio Baslini, liberale, che furono i primi a firmare le proposte di legge, venne approvata dopo lunga progettazione e una dura lotta contro l’opposizione dei movimenti cattolici e del partito di maggioranza di allora, la Democrazia Cristiana. Nel 1974 ci fu il tentativo di abolirla, ma è sopravvissuta raccogliendo un largo consenso, il 60%. Dopo il 1974 non fu più rivista la legge fino al 2012, quando iniziarono i discorsi che portarono alla legge sul divorzio breve.

La legge sul divorzio in Italia avvenne in un contesto storico e sociale di grande rivoluzione, rappresentata in particolare dagli eventi del ’68. Nacquero diversi movimenti collettivi dei giovani, ma soprattutto vide la nascita il femminismo, le ragazze del ’68. Era inevitabile che le donne dessero un grande contributo per far diventare il divorzio realtà in Italia.

La statista, Linda Laura Sabbadini ha commentato: “La legge sul divorzio ha aperto una grande stagione di conquista di diritti civili e non solo. Nel 1975 il nuovo diritto di famiglia, cade la patria potestà. Passa la parità dei coniugi nella coppia e soprattutto cade la discriminazione dei figli nati fuori dal matrimonio. Certo rimane ancora il delitto d’onore ma anche questo crolla nel 1981. E ancora la legge sui consultori. Il 1978 la legge sull’interruzione volontaria di gravidanza; sempre nello stesso anno l’istituzione del Servizio Sanitario nazionale basato sul circuito prevenzione, cura, riabilitazione, balzo in avanti per il diritto alla salute. E ancora la Legge Basaglia. Gli anni ’70 sono stati una stagione effervescente nell’avanzamento dei diritti. Una rivoluzione che non poteva più attendere si è sviluppata anno dopo anno. Una modernizzazione culturale del Paese che ha permesso l’avanzamento della democrazia perché quando crescono i diritti, avanzano tutti, donne, figli, gli stessi uomini. Avanza la libertà di scegliere la propria vita, il proprio destino salvaguardando il coniuge più vulnerabile e i figli“.

Oggi – prosegue Sabbadini – è necessario aprire una nuova stagione dei diritti per garantire che le norme siano rispettate. Tanto è stato accelerato quel processo negli anni ’70 quanto è lentissimo oggi il raggiungimento dell’uguaglianza di genere. Molti dei principi della nostra costituzione, in particolare l’art.3, che riguarda la rimozione degli ostacoli di ordine economico e sociale che limitano la libertà e l’uguaglianza fra i cittadini non sono applicati“.

La Sabbadini conclude affermando: “In Italia l’instabilità coniugale è in costante crescita, a seguito delle importanti trasformazioni socio-demografiche che hanno riguardato la formazione e lo scioglimento delle unioni. Tuttavia, rispetto ad altri contesti, quello italiano si caratterizza per un’incidenza più contenuta di separazioni e divorzi e per una prevalenza delle prime rispetto ai secondi. Tradizionalmente si è osservato, infatti, che una volta separati legalmente i coniugi non sempre procedono con lo scioglimento degli effetti civili del matrimonio che si ottiene solo con la sentenza di divorzio”.

Il divorzio fu una scelta inevitabile per la maggior parte delle donne, che videro in questa legge la possibilità di un’emancipazione come persone singole, di scegliere di non sposarsi. Oltre che una via d’uscita legalmente riconosciuta da situazioni di abuso, maltrattamento e violenza. Dopo il referendum del 1974, nel 1975 venne riconosciuta per legge la parità di uomo e donna all’interno del matrimonio.

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