Berlinda Nibo, 25 anni, camminava per le strade di Los Angeles quando si è imbattuta, lo scorso 6 gennaio, nella manifestazione pro-Trump contro la certificazione della vittoria di Joe Biden in Congresso, inizialmente pacifica, passando proprio vicino i sostenitori. Ma le cose sono cambiate in pochi minuti. Berlinda ha raccontato la sua storia al sito di notizie BuzzFeed dopo che la fotografa Raquel Natalicchio aveva immortalato alcune scene dell’aggressione.
Un gruppo di sostenitori del Presidente uscente ha iniziato a chiederle per chi avesse votato ripetendole lo slogan: “Le vite dei bianchi contano” (“White Lives Matter”). Lei per far allontanare chi le urlava contro, gli ha chiesto di indossare la mascherina e di lasciarla sola.
In 30 l’hanno bloccata con la falsa accusa di aver aggredito qualcuno e le hanno preso il telefono, alcuni hanno iniziato a picchiarla e spruzzato spray al peperoncino sugli occhi. “Credevo di morire. Se non fossi rimasta in piedi, mi avrebbero fatto del male fino a uccidermi. Ho continuato a ripetermi Non cadere, altrimenti ti prenderanno a calci”. Queste le parole di Berlinda, che ha come unica colpa quella di essere una ragazza afro-americana.
Nibo e la fotografa che ha ripreso la scena dell’attacco hanno raccontato che la polizia di Los Angeles non è intervenuta pur trovandosi a pochi metri dal luogo dell’aggressione.
Un manifestante l’ha afferrata alle spalle, assicurandole che l’avrebbe soccorsa. L’uomo invece l’ha nuovamente bloccata per consentire l’iterazione dell’aggressione: Nibo è stata ancora una volta attaccata a colpi di calci e spray. “Non mi ha affatto aiutata.”
Oltre il danno la beffa da parte dei sostenitori di Trump
La maggior parte dei sostenitori indossava cappelli “Make America Great Again.” Dopo che due donne hanno convinto l’uomo a liberarla dalla presa, una delle manifestanti le ha preso la parrucca e sventolandola ha iniziato a urlare: “F*ck Black Lives Matter! Ti strappo via la tua fo***ta capigliatura”. E ancora: “L’ho fatto! Ho afferrato il primo scalpo della nuova guerra civile!”.
L’aggressione nei confronti di Berlinda Nibo è avvenuta a Los Angeles mentre centinaia di sostenitori invadevano Capitol Hill quasi indisturbati, provocando un’amara riflessione sui doppi standard che la polizia usa per reprimere la proteste: rigidi con i neri di Black Lives Matter che hanno manifestato quest’estate a Washington e in altre città, blandi con i bianchi.
Il 2021 registra il primo caso di razzismo nei confronti di una cittadina americana dovuto solo al suo colore della pelle. Finalmente è finito il “trumpismo”, figlio di quella parte di America ancora chiusa in sé stessa, traviata dal falso mito del sogno americano, piena di individualismi, di distorti patriottismi e inneggiante ad un’ America che invece di andare avanti ha fatto un salto indietro di 200 anni.