È arrivato il turno di Pedro Sánchez. Quasi due mesi e mezzo dopo le elezioni legislative del 23 luglio, il segretario socialista e premier ad interim ha ricevuto dal re Felipe VI l’incarico di formare il nuovo governo spagnolo.
Una decisione ampiamente prevista dopo il fallimento, la settimana scorsa, del tentativo del presidente del Partito Popolare Alberto Núñez Feijóo, incapace di raccogliere davanti al Parlamento la maggioranza di 176 seggi necessaria per l’elezione a capo dell’esecutivo.
A confermare la notizia la presidente del Congresso dei deputati Francina Armengol, dopo essere stata ricevuta dal monarca. Sánchez ha tempo fino al 27 novembre per formare il governo e ottenere la fiducia in Parlamento: alla prima votazione serve la maggioranza assoluta di 176 voti su 350, alla seconda è sufficiente la maggioranza relativa. In entrambi i suoi tentativi della scorsa settimana Feijóo ha ottenuto 172 voti.
Per Feijóo, “Sanchez è un attore non protagonista in un’opera teatrale diretta da Carles Puigdemont“, il vecchio leader indipendentista catalano. Se anche Sanchez dovesse fallire, con la scadenza delle tempistiche fissate al 27 novembre, potrebbero esserci nuove elezioni nei prossimi mesi. Di fatto, il leader socialista dovrà interloquire soprattutto con i catalani per ottenere il loro appoggio. E gli indipendentisti hanno già svelato le proprie carte: la loro richiesta è una amnistia.