Suicidio a Roma di un 17enne: dopo due anni la svolta

A quasi due anni dal suicidio di un 17enne a Roma, c’è un indagato, ipotizzando il reato di istigazione. 

Si tratta di un professore del liceo frequentato dal ragazzo. Lo avrebbe preso in giro per tutto l’anno scolastico (2018-2019), davanti ai suoi compagni di classe, che hanno confermato.

Il 17enne, stanco e sofferente, ha deciso per un tragico epilogo: impiccarsi con una corda nel garage di casa.

Il suo carattere fragile e sapere di avere problemi di apprendimento lo portano ad accusare maggiormente il colpo.

Il ragazzo aveva manifestato ad alcuni amici il suo disagio e la voglia di uccidersi, ma non l’hanno preso, purtroppo, sul serio, minimizzando le sue parole, fino a quel tragico giorno del luglio 2019.

Il malessere in lui cresceva ogni giorno di più.

Probabilmente provava vergogna per i suoi limiti, ma certo quelle continue parole, frecciate, punzecchiature da parte dell’insegnante non possono avere fatto altro che minare le poche certezze rimaste nel ragazzo, che ha deciso così di farla finita.

Inizialmente gli inquirenti  lo avevano descritto come un “normale” suicidio.

Poi i compagni di classe decidono di parlare e raccontano  ai genitori della ragazzo, le umiliazioni che subiva tutti i giorni dal professore. E finalmente l’inchiesta giunge ad una svolta.

I racconti sono tutti incentrati sullo stesso argomento: le prese in giro da parte dell’uomo e i continui maltrattamenti verbali.

Evidenziava, con grande insensibilità, le difficoltà dell’adolescente sull’apprendimento, massacrando, sempre di più, la sua autostima.

Alla luce delle rivelazioni, per la Procura di Roma quell’insegnante è  stato la causa indiretta del suicidio del ragazzo: il professore è ora indagato e il PM Stefano Pizza potrebbe convocarlo per ascoltare la sua versione dei fatti e confrontarsi con lui sul grave accaduto.

 

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