Molto spesso in questi ultimi anni si è sentito parlare di Terza Guerra Mondiale: ultima ma non per importanza fu l’attentato all’allora Presidente degli Stati Uniti Ronald Regan nel 1981. Temendo che si trattasse di un attentato progettato dai Servizi segreti russi, gli americani intensificarono la flotta nel Pacifico. Successivamente, convinti che si trattasse di un gesto isolato, le tensioni rientrarono.
Ora, a 77 anni dalla fine della Seconda Guerra Mondiale, lo spettro del conflitto mondiale si fa sempre più insistente. Anche la Vice Presidente degli Sati Uniti Kamala Harris ha dichiarato: “Dopo 70 anni c’è un rischio reale di guerra in Europa“.
Cosa davvero sta rischiando il mondo, ma soprattutto il nostro Paese? Per l’Italia, il conflitto Russia – Ucraina, è già di per se un danno economico non indifferente. Per il nostro Paese il danno più grande arriverebbe dall’approggionamento del gas naturale perché quello russo copre oltre il 40% del fabbisogno nazionale. L’Italia ha importato nel 2021, secondo i dati ufficiali forniti dal Mise-DgSaie, 72,7 miliardi di mc di gas naturale, essenziale per scaldare le case e per generare elettricità, dalla Russia contro i 3,34 miliardi di metri cubi auto prodotti.
Nel caso scoppiasse la temuta Terza Guerra Mondiale per noi sussisterebbero grossi problemi, soprattutto perchè l’Italia è membro ufficiale del Patto Atlantico ovvero della NATO. Nel caso quindi la Russia dovesse attaccare l’Ucraina, e quindi gli Stati Uniti decidessero di andare in suo soccorso, noi ci troveremo nella situzione peggiore; non possiamo non appoggiare la NATO da una parte e non possiamo inimicarci Putin dall’altra.
Altri problemi nel campo economico arriverebbero dal petrolio dove Mosca è fornitrice dell’Europa per circa il 25%. Gli aumenti di questi giorni sono un minimo segnale di allerta. Oltre alle evidenti ripercussioni sul costo dei carburanti, il rincaro dei prezzi del petrolio potrebbe complicare ulteriormente il quadro inflazionistico, causando un rialzo dei prezzi degli altri beni, soprattutto quelli trasportati da camion e furgoni, e mettendo a rischio la ripresa economica post-pandemica.
Un altro danno potrebbe derivare per il comparto alimentare. Kiev è il “granaio” del Medio Oriente ovvero il maggior esportatore di grano e mais nel mondo. I venti di guerra in Ucraina hanno fatto impennare le quotazioni internazionali di grano per il pane e mais per l’alimentazione animale. In una settimana, i prezzi sono saliti rispettivamente del 5,5% e del 7%.
L’Ucraina produce circa 36 milioni di tonnellate di mais per l’alimentazione animale (5° posto al mondo) e 25 milioni di tonnellate di grano tenero per la produzione del pane (7° posto al mondo). Kiev si piazza inoltre al terzo posto come esportatore di grano a livello mondiale mentre la Russia è al primo posto. Insieme, le due Nazioni, garantiscono circa un terzo del commercio mondiale.
In altro modo focale di questa Terza Guerra Mondiale è quello dei possibili esodi di milioni di persone dai territori coinviolti nel conflitto. L’Ucraina ha poco più di 44 milioni di abitanti, mentre nella Repubblica Popolare di Doneck, attuale punto sotto attacco, la popolazione è di 2.244.547.
Lo scenario più tragico per il nostro Paese sarebbe quello di dover rispettare gli accordi NATO e, nel caso servissero, inviare rinforzi armati. Quindi scendere in guerra.