“Ti sgozzo”, minacce di morte a Selvaggia Lucarelli. giornalista lascia X

“Volevo rasserenare il direttore di Repubblica, Salvini etc. Naturalmente io sono navigata e mi prendo tutto, spero lo sia altrettanto pure l’altra persona”. Così Selvaggia di Lucarelli nelle storie di Instagram dove pubblica gli screenshot delle minacce ricevute.

“Puttana bastarda vediamo a casa tua a pestrarti”, “troia lurida sei finita”, “so dove abiti”, i messaggi in riferimento a un post su Gaza e delle magliette in vendita per supportare la stampa nella Striscia. E ancora: “Si arriva a un punto che anche le merde come te superano davvero il limite. So dove abiti, guardati le spalle perché hai le ore contate. Ti accoltello quando meno te lo aspetti. Non è uno scherzo, ma l’ultima che hai fatto la pagherai pesantemente. Ti sgozzo come un maiale. Preparati puttana”, un altro messaggio che Lucarelli commenta così attaccando ancora Repubblica: “Tra l’altro non ho ben capito. Oggi Repubblica scrive che io e Lorenzo ogni giorno brindiamo decidendo chi sputtanare. Abbiamo una rubrica insieme? Lavoriamo insieme? Bah. Però avanti così. Funziona!”.

Ma non è ancora tutto. “Ovviamente nel caso dovesse succedere qualcosa (non a me, ripeto, io sono forte) diamo la colpa ai social, non ai giornali. Mi raccomando”, scrive ancora nelle stories pubblicando altri messaggi di insulti, da “zitta puttana di merda” riferito a un suo post su Salvini, a “fai schifo sei la responsabile di una morte di una persona che non ha fatto nulla. Fai vomitare maiala”, sul caso Lodi.

La giornalista annuncia l’addio a X

“Nel trasferirmi per un po’ solo su Instagram lascio alcune riflessioni”, scrive poi Lucarelli su X annunciando l’addio temporaneo al social. “La prima è che ancora nessuno ha il coraggio di fare una riflessione sul ruolo della stampa in questa vicenda e domandarsi perché una notizia irrilevante e pure falsa era in home ovunque. Si preferisce scaricare le colpe più genericamente sui social brutti e cattivi, social che alla fine sono il perfetto capro espiatorio del giornalismo”.

Poi la “seconda riflessione. Da giorni i giornali soprattutto di destra parlano di METODO ricorrente, di cattiveria costante bla bla. Si dimenticano che il debunking è stato opera di una persona che si occupa di cibo e ristorazione, che non ha mai criticato nessuno, che non manganella, è sensibile e pacifica e non ‘brinda con me chiedendosi chi sarà il prossimo da sputtanare’ (cit. Repubblica). Quello che non si può dire – continua Lucarelli –, è che ha avuto due sfortune: che la povera signora si sia suicidata (spero si capisca il senso) e che è il mio fidanzato. Se ogni volta che una persona finisce sulle cronache criticata per qualche motivo si suicidasse, i giornali dovrebbero chiudere. Però può succedere sempre, lo sappiamo, e succede più spesso di quanto le cronache raccontino”.

E non succede, aggiunge, “perché la shitstorm è troppo grossa. Questa è una semplificazione da bar. La bidella pendolare o la professoressa che aveva la relazione con lo studente – dice – si sarebbero dovute uccidere, allora. Il suicidio si inserisce in un quadro più complesso, purtroppo – salvo casi evidenti o eclatanti – non sempre immaginabile. Le critiche possono essere una concausa, il che non vuol dire che si può offendere o denigrare. Perfino la povera Cantone aveva pregressi dolorosi. In questo caso specifico, poi, si continua a parlare di gogna e valanghe di commenti, ma è semplicemente falso. C’erano pochi commenti, oggi forse sul mio fb (in cui avevo solo condiviso il post di Lorenzo) ne vedete di più perché sono quasi tutti insulti. A noi. Ed è falso che la signora sia stata aggredita o manganellata, basta leggere la manciata di post”, afferma.

“Per inciso, se stabiliamo che i social sono cattivi per i commenti che innescano, mi chiedo: voi – la domanda di Lucarelli – li avete mai letti i commenti sotto repubblica o corriere o qualsiasi sito? Ogni volta che qualche sito dedica un articolo a me, spesso stravolgendo parole per farmi sembrare Belzebù, sotto ci sono talmente tanti insulti che se fossi fragile sarei da tempo in una clinica psichiatrica. Ad essere ottimisti. Nessuno filtra o cancella. Io, per dire, nei limiti del possibile lo faccio”.

“Si è poi detto – aggiunge Lucarelli – che il debunking non lo deve fare chi non è giornalista. Qui però il non giornalista è forse l’unico ad aver scritto una cosa vera, con parole misurate e chiamando la signora per verificare . E poi, se i social sono roba diversa dal giornalismo, come mai il giornalismo attinge tutti i giorni dai social e a mani basse?”

“Infine. Di questa signora morta non importa nulla a nessuno. Ognuno la sta usando per banchettare alla sua tavola. La politica (che mi usa per dire “la sinistraaaaa”. Ma sinistra a chi? Quale sinistra?). I colleghi a cui stavo poco simpatica (si sono presentati tutti all’appello, nessuno che abbia almeno finto di non godere per la morte della signora). I giornali stessi, che possono continuare con la narrazione rassicurante ‘non siamo mica noi. È la solita cattivona di Selvaggia!’. Da cui ovviamente si prendono notizie o distanza a seconda della comodità del momento. E le tv, ci mancherebbe”, punta il dito..

“Chiudo dicendo che essere associati a suicidi con questa facilità SUI GIORNALI e questa goduria generale potrebbe uccidere molto più che una critica per aver raccontato una bugia, ma alla fine – rimarca – se mai si ammazzasse qualcuno si potrebbe sempre dare la colpa ai social. Gli unici, in questo caso, che avevano raccontato la verità. E se l’avevano raccontata con ferocia (invito a leggere il post di Lorenzo) la domanda con cui vi lascio è: come mai, prima del tragico gesto, nessuno se ne era lamentato?”.

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