Una tragica storia, quella di Antonio Raddi, 28enne detenuto alle Vallette di Torino. Muore il 30 dicembre del 2019 per una infezione polmonare. Muore dopo aver perso 25 chili di peso. Raddi diceva di non riuscire a mangiare, ma gli operatori del carcere credevano che simulasse.
I famigliari hanno fatto richiesta di non archiviare l’inchiesta. La richiesta verrà discussa fra qualche giorno. Questo perché la seconda consulenza tecnica ordinata dalla Procura parla di “cure non adeguate”. La prima non era stata giudicata soddisfacente.
Il Pubblico Ministero ha proposto l’archiviazione perché non sono stati raccolti elementi sufficienti per stabilire la responsabilità a carico dello staff medico delle Vallette. E anche perché, a quanto pare, il detenuto non si mostrava collaborativo. Questo sebbene i nuovi consulenti abbiano affermato che il calo di peso avrebbe dovuto essere “contrastato diversamente anche con l’ausilio di approfondimento clinico specialistici e di laboratorio”.
Il Primario del Pronto soccorso: “mai visto niente del genere in 40 anni”
Raddi cominciò ad affermare di avere problemi ad alimentarsi ad agosto 2019, 4 mesi prima di morire. Dalle numerose testimonianze emerge che all’interno della casa circondariale molti operatori erano convinti che non fosse vero. Il 14 dicembre 2019 fu portato al Pronto Soccorso del Maria Vittoria. Qui il primario ne certificò l’estremo stato di denutrizione e, agli inquirenti, sottolineò di non avere “mai visto niente del genere in 40 anni”.
Gli indagati sono quattro. Coordina l’inchiesta il Procuratore aggiunto Vincenzo Pacileo. I genitori del giovane si sono affidati agli avvocati Massimo Pastore e Gianluca Vitale.