Tortura in carcere. Arrivano le condanne per 10 agenti di San Gimignano

Era il 2018 quando un detenuto di 31 anni all’epoca dell’accaduto viene pestato da 15 agenti durante il trasporto da una cella ad un’altra; oggi arriva la prima sentenza per 10 di loro con l’accusa di tortura.

Era l’11 ottobre quando il detenuto in carcere per reati di droga e furti stava scontando una pena ad un anno. L’episodio sarebbe avvenuto quando il detenuto, in isolamento, veniva trasferito da una cella ad un’altra, da 15 agenti. Nel carcere di San Gimignano sarebbero avvenute anche altre violenze e soprusi da parte di agenti penitenziari; almeno secondo la denuncia presentata da altri detenuti di quello stesso carcere. Violenze per cui la procura di Siena aveva iscritto nel registro degli indagati 15 poliziotti penitenziari contestando loro una serie di reati, a partire da quello di tortura. Quattro di loro furono anche interdetti dal servizio su decisione del gip di Siena Valentino Grimaldi

La tortura sarebbe iniziata quando si sarebbero presentati dal detenuto 15 tra agenti e ispettori trascinandolo in un corridoio del reparto isolamento e poi picchiato. L’aggressione sarebbe continuata anche quando il detenuto era finito a terra; la conferma arrivò dalla testimonianza di un altro recluso dello stesso reparto che non solo avrebbe udito le urla, ma anche visto tutta la scena dallo spioncino e che sarebbe stato a sua volta colpito da un guardia con un pugno. 

Arriva la sentenza di tortura

Dieci agenti della penitenziaria in servizio sono stati condannati ad una pena detentiva che va dai due anni e otto mesi ai due anni e tre mesi. Per gli altri cinque ci sarà a maggio un processo ordinario.

I 10 agenti condannati per tortura e lesioni aggravate, avevano scelto la strada del rito abbreviato; durante il processo sono stati visualizzati i video delle telecamere interne. Immagini che hanno portato le condanne oltre l’interdizione dai pubblici uffici per gli agenti; oltre ad un risarcimento di 80mila euro. La sentenza ha riconosciuto  l’accusa di tortura come reato autonomo reso ancora più grave quando a commetterlo sono dei pubblici ufficiali che devono sapere che indossano una divisa e devono quindi fare il loro dovere.

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