Anche oggi produttori e allevatori italiani si stanno muovendo prr far crescere la protesta. Oggi si prevede una grande mobilitazione, organizzata da un movimento, guidato soprattutto da giovani, autodefinitosi Riscatto agricolo.
Mentre ogni giorno si accendono focolai un po’ ovunque con trattori vicino ai caselli delle autostrade, come è accaduto anche ieri a Orte, nel viterbese sulla A1, dove i contadini hanno tentato un nuovo blitz dopo il blocco di sabato.
Gli agricoltori si preparano a protestare con l’invasione e i blocchi dei trattori in vista di mercoledì, della Fieragricola a Verona, dove è previsto un grande assembramento.
Oggi in particolare, i trattori sfileranno in diverse regioni: Lombardia, Toscana, Umbria, Lazio e Sardegna con presidi a Brescia, Bergamo, Alto lago di Como-Valtellina, Mantova, Melegnano, Voghera, Navacchio nel pisano, Val di Chiana a Orvieto e ancora in prossimità del casello di Orte sulla A1, nella Valle del Salto, e ancora a Olbia, Cagliari, Oristano Porto.
In Sardegna, una regione a forte vocazione agricola, si prevede che la protesta sarà più accesa, mentre si avvicina lo spettro di una ‘invasione’ a Roma. I coltivatori che si radunano in sedicenti comitati, per lo più a livello provinciale, si sono imposti di marciare solo con il tricolore e dove possono raggiungono le sedi delle prefetture con sit-in fino ad oggi ordinati.
I prezzi bassi, dovuti alla concorrenza di produzioni estere, stanno abbassando i redditi dei coltivatori e degli allevatori oppressi da alti costi di produzione e tasse come Irpef e Imu.
Chiediamo con forza che venga corrisposto il giusto valore dei nostri prodotti. Vogliamo un’agricoltura italiana rispettata, capita, valorizzata” – si legge in una sorta di manifesto del coordinamento nazionale.
Oggi la maggior parte dei frutti del nostro lavoro è sottopagato, i ricavi sono abbondantemente inferiori ai costi di produzione e questo, purtroppo, perdura da decenni: non vogliamo contributi, chiediamo solo dignità del giusto prezzo” sostengono gli agricoltori che ribadiscono di essere “i custodi della natura, non soggetti che inquinano“.
I contadini ‘ribelli’, chiedono di eliminare l’obbligo di non coltivare il 4% dei terreni e ogni forma di contributo, volta a disincentivare la coltivazione, ma chiedono anche regolamenti stringenti che contrastino l’ingresso sul mercato di cibi sintetici e il mantenimento anche dopo il 2026 del sistema che tiene calmierati i costi del gasolio agricolo.