Trenitalia: 25 disabili costretti a scendere dal treno. La replica di Haccade

Questa mattina, presso la stazione di Genova Piazza Principe, si verificato un fatto che sta facendo molto discutere sul web. Un gruppo di disabili, con i biglietti prenotati anticipatamente online, una volta salito sul treno ha trovato i posti occupati da alcuni turisti, obbligando i disabili a scendere ed andare a Milano in pullman.

Trenitalia, in merito all’accaduto, ha commentato: “Noi abbiamo fatto il possibile, abbiamo organizzato un pullman, fornendo un kit di assistenza per mangiare e bere e per tutti ci sarà il rimborso integrale del biglietto”. I turisti erano tutti italiani – prosegue Trenitalia -, erano di ritorno dalle vacanze di Pasqua e avevano il regolare biglietto per quel treno, ma avrebbero potuto proseguire il viaggio restando in piedi”.  L’associazione Haccade interviene sulla vicenda: “Non è colpa di chi non si è alzato ma di chi non ha garantito il servizio”.

La versione ricostruita da Trenitalia non piace infatti ad Haccade. Secondo la società italiana, erano stati riservati i posti per il gruppo di disabili per la tratta Albenga-Milano. Nel treno, arrivato in ritardo a causa di un atto vandalico e quindi sostituito, sono salite diverse persone che hanno occupato tutti i posti, compresi quelli riservati ai disabili. Il personale, oltre alla Polfer, sono saliti per tentare di far alzare i turisti, senza alcuna riuscita. Trenitalia ha così organizzato un pullman per lo spostamento del gruppo consegnando un kit di snack e bevande e rimborsando totalmente il biglietto.

La risposta di Haccade a Trenitalia

“La responsabilità di quanto successo non è di chi non si è alzato, ma di chi non ha garantito il servizio”: lo ha detto Giulia Boniardi, responsabile di Haccade, l’associazione con cui viaggiavano i disabili che non sono riusciti a salire sul treno e sono dovuti tornare in pullman a Milano. “Stanno mettendo le persone una contro l’altra, è una narrazione agghiacciante, il focus è la mancata tutela di un diritto, quello di viaggiare, il messaggio non è ‘poveri disabili trattati male'”.

 

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