Il Tribunale di Roma: “genitori” e non padre e madre sulla carta d’identità dei minori

I Giudici del Tribunale Civile di Roma (XVIII Sezione) hanno accolto il ricorso di due madri per la dicitura da scrivere sulla carta d’ identità valida per l’espatrio della figlia. “Il tribunale accoglie parzialmente il ricorso e per l’effetto dichiara il difetto di legittimazione passiva di Roma Capitale” dice la sentenza.Una sentenza importantissima, che spiana la strada all’abolizione della norma Salvini . Ad appoggiare il ricorso delle due mamme, sono state le associazioni Rete Lenford e Famiglie Arcobaleno.

Dal 2015 fino all’inizio del 2019 nelle carte d’identità dei minori  c’era l’indicazione generica “genitori“. Ma il decreto Salvini prevede, nei campi previsti per i nominativi delle persone che esercitano la potestà genitoriale,i termini :padre e madre,senza eccezioni per le famiglie omogenitoriali.  Un provvedimento che andava contro le indicazioni del Garante della privacy e della Conferenza Stato- città e gli  avvocati, Vincenzo Miri e Federica Tempori ,avevano denunciato la violazione di una decina di norme internazionali.

La sentenza del Tribunale di Roma  è  molto precisa. “La carta d’identità è un documento con valore certificativo, destinato a provare l’identità personale del titolare, che deve rappresentare in modo esatto quanto risulta dagli atti dello stato civile di cui certifica il contenuto. Ora, un documento che, sulla base di un atto di nascita dal quale risulta che una minore è figlia di una determinata donna ed è stata adottata da un’altra donna, indichi una delle due donne come “padre”, contiene una rappresentazione alterata, e perciò falsa, della realtà ed integra gli estremi materiali del reato di falso ideologico commesso dal pubblico ufficiale in atto pubblico”. 

Il Decreto per ora rimane in vigore, ad annullarlo dovrebbe essere il Ministro dell’interno Matteo Piantedosi,ovvero il Capo di Gabinetto dell’allora Ministro Salvini.

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