Dopo due anni, caratterizzati dalla quasi totale assenza delle classiche patologie influenzali anche grazie o per colpa del grande utilizzo delle mascherine, cosa dobbiamo aspettarci per questo autunno-inverno? Quello che dicono gli esperti è che quest’anno ci troveremo ad affrontare la “twindemic“.
La “twindemic” è il termine che indica la possibilità che si verifichi, durante l’autunno e l’inverno che stanno per arrivare, una grave stagione influenzale insieme a un aumento dei casi di contagio da Coronavirus. I primi casi ci dicono che già nella prima decade scolastica i ragazzi siano stati colpiti chi dall’influenza “normale” chi dal Covid-19.
In più gli studiosi stanno analizzando i dati che arrivano dall’emisfero australe, dove si è appena concluso l’inverno. L’epidemiologo Michael Osterholm, paragona la previsione della gravità di una stagione influenzale a quella della forza di un uragano, mentre Anthony Fauci, direttore del National Institute of allergy and infectious diseases, indica la stagione influenzale australiana del 2022 come un avvertimento per ciò che potrebbe avvenire negli Stati Uniti.
Oltre alla preoccupazione per l’influenza stagionale quindi, a fare capolino con i primi freddi c’è il timore di una nuova ondata di Covid-19, proprio come quella che abbiamo vissuto a fine luglio. La possibile coesistenza nello stesso periodo di queste due infezioni virali viene definita dagli esperti “twindemic” letteralmente “epidemia gemella“.
“Quando si parla di epidemia gemella, o twindemic influenzale e di Covid, ad intervenire sono variabili diverse” dice il professor Giovanni Maga, direttore del Cnr di Pavia, intervistato da Repubblica sottolineando che “l’arrivo della stagione influenzale, che si presenta tutti gli anni, è già motivo di attenzione. E il rischio che si sovrapponga al Coronavirus, i cui casi sono in rialzo, è cosa sempre più concreta. Il punto è che già ci sono stati i primi casi di influenza, e ciò indica un virus in circolazione, ma le variabili che possono intervenire e modificare il percorso degli eventi sono diverse“.
Il professor Giovanni Maga sempre a Repubblica ha dichiarato: “veniamo da due stagioni influenzali modeste, a bassa incidenza. Forse per merito dei lockdown del primo anno e di una generale maggiore prudenza. Fatto sta che poche persone si sono ammalate di influenza, e questo porta ad una conseguenza: la parziale immunità che costruiamo ogni anno si è indebolita. Poi bisogna tenere conto anche del fatto che la vaccinazione è stata limitata, e questo potrebbe renderci più suscettiili alla stagione influenzale, determinando un’intensità di contagi significativa“.
Cosa fare quindi? “Sarebbe auspicabile che tutti si vaccinassero contro l’influenza. Consideriamo che sino ad oggi a vaccinarsi non è stato più del 20% della popolazione italiana complessiva, e non più del 60% delle categorie a rischio. Per evitare possibili problemi e disagi c’è un solo modo: sottoporsi anche alla vaccinazione antinfluenzale” conclude il professor Maga
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