Tutta l’attenzione sul campo è ancora a Severodonetsk. Ieri intensi bombardamenti hanno cercato di isolare la città. In particolare, la distruzione di un altro ponte ha aperto la criticità dei collegamenti della città con il resto del Paese. Di questa situazione ha parlato il Governatore della regione di Luhansk Serhiy Haidai. Lo ha fatto attraverso il suo canale Telegram. Ha dichiarato: “Tutti i ponti che portano alla città sono distrutti, ma una parte della città è sotto il controllo dei militari ucraini. Severodonetsk non è bloccata”.
La tensione sul campo in ogni caso resta altissima. “La battaglia per la regione del Donbass passerà alla storia come una delle più brutali combattute in Europa e per l’Europa”. Così ha riportato lo stato dell’arte il Presidente ucraino Volodymyr Zelensky. Un rendiconto che giunge all’indomani dell’ammissione che le truppe di Kiev sono state respinte dal centro di Severodonetsk. La città insieme a Lysychansk resta attualmente la sola roccaforte ucraina nella regione di Luhansk, in tutto il Donbass.
C’è una differenza degli armamenti di cui ormai si parla continuamente e che è al centro delle richieste di supporto che giungono ogni giorno dall’Ucraina all’Occidente. Gli Stati Uniti rispondono, ancora. Il Primo Vice Segretario di Stato per gli Affari europei ed eurasiatici, Dereck Hogan, ha fatto sapere che gli USA intendono destinare circa 1,5 miliardi di dollari al mese all’Ucraina per sostenere il Governo.
La situazione delle città occupate: Kherson e la resistenza ormai clandestina
Alle storie di combattimento e di guerra si aggiungono quelle dell’occupazione. Una delle città in questione è senz’altro il Kherson, nell’Ucraina meridionale. È occupata da oltre tre mesi. La bandiera russa sventola ovunque. Il Washington Post ha raccolto testimonianze sia di chi è fuggito, sia di chi è rimasto tramite i primi. In città pare non manchi il cibo, ma molti negozi sono chiusi, banche e bancomat ucraini non funzionano. I farmaci si trovano con sempre maggiore difficoltà. Internet è disponibile collegandosi ai provider della Crimea, ma i siti ucraini sono bloccati.
Oltre ai problemi materiali, com’è prevedibile, tutto un sommerso di gravi disagi psicologici. “Molte persone sono depresse, o soffrono di esaurimento nervoso”, spiega una residente al WP. E aggiunge: “prendere psicofarmaci o bere un cicchetto di vodka non aiuta molto”. Si aggiunge la paura del nemico al punto da non accettare gli aiuti umanitari offerti. I residenti sono titubanti a mostrare i propri documenti agli occupanti, si preoccupano che possano essere utilizzati per falsificare i risultati di un eventuale referendum sull’annessione a Mosca.
Intanto, la resistenza è diventata clandestina. Pochi giorni fa c’è stato un attentato esplosivo. È stata colpita una caffetteria vicino al quartier generale dell’amministrazione insediata dai russi. Poi, diverse iniziative più simboliche. Nelle scorse ore, per esempio, sono apparsi in diversi punti della città altoparlanti che diffondevano l’inno ucraino.
La presa di Kherson: punto strategico per Mosca e per Kiev
Dal punto di vista della guerra pare che le forze ucraine intanto stanno lentamente riconquistando terreno in direzione della città. Sono 25 i villaggi finora liberati. La regione è strategica perché è l’unica in mano russa a Ovest del fiume Dnipro. Se si giungesse ad un cessate il fuoco, il controllo di Kherson permetterebbe a Mosca di avere una testa di ponte da cui lanciare una futura nuova invasione. Se gli ucraini la riprendessero, al contrario, sarebbero in condizioni di difendersi molto meglio. Inoltre, qui c’è un canale che rifornisce di acqua la Crimea, era stato bloccato da Kiev dopo l’annessione della penisola e riaperto quest’anno dai russi.