Il Vaticano ha deciso di portare insieme la croce a una famiglia ucraina e una russa alla Via Crucis del Venerdì Santo al Colosseo. L’ambasciata ucraina non è d’accordo con tale decisione. L’ambasciatore su twitter ha scritto: “L’Ambasciata ucraina presso la Santa Sede capisce e condivide la preoccupazione generale in Ucraina e in molte altre comunità sull’idea di mettere insieme le donne ucraine e russe nel portare la Croce durante la Via Crucis di venerdì al Colosseo”.
In merito al massacro di Bucha, il Presidente Vladimir Putin sostiene che le notizie siano false. Il russo riferisce la notizia durante una conferenza stampa con l’omologo ucraino. Sempre Putin ha dichiarato che “le operazioni in alcune regioni dell’Ucraina perseguivano l’obiettivo di bloccare le forze nemiche, effettuare un attacco, distruggere le infrastrutture militari e creare le condizioni per un’azione più vigorosa nel Donbass”.
Giunge la conferma, come anticipato dal Battaglione Azov, che sono state lanciate dai russi delle bombe al fosforo la notte del 12 aprile nel villaggio di Novoyakovlivka nella regione di Zaporizhzhia. Ad affermarlo sono le autorità locali. Lo stesso tipo di attacco era denunciato a Mariupol, poi confermato dal vicesindaco.
Sui negoziati, il consigliere presidenziale ucraino e membro della delegazione di Kiev, Mykhailo Podolyak, ha affermato che i colloqui con Mosca sono “molto duri” ma vanno avanti. Come riferito da il Guardian, Podolyak ha denunciato che la Russia sta cercando di fare pressione sui colloqui con le sue dichiarazioni pubbliche e che i negoziati stanno proseguendo a livello di sottogruppi di lavoro.
Sempre da Mariupol, il direttore della Caritas ha dichiarato: “Due nostre lavoratrici sono state forzatamente portate in Russia”. Da quanto raccontato le due donne si trovavano nella sede della Caritas Ucraina di Mariupol in cui sono morte sette persone (due erano operatori della Caritas Ucraina che si erano rifugiati lì con i famigliari) sotto i colpi di un carro armato russo.