Giorno 66. La cronaca della guerra si apre con l’attesa notizia dell’inizio dell’evacuazione dell’acciaieria Azovstal di Mariupol. Sarebbe già fuori un drappello di civili di 25 fra uomini e donne e minorenni. L’operazione continua in forza al cessate il fuoco iniziato ieri alle 11, e non alle 6 come annunciato.
Restando sul territorio, l’Ucraina ha annunciato la chiusura dei porti. Il Ministero della Giustizia ha preso questa decisione per garantire la sicurezza dei cittadini. Secondo l’ordinanza, dalla data della sua pubblicazione ufficiale, 29 aprile, i porti marittimi di Berdiansk, Mariupol, Skadovsk e Kherson resteranno chiusi fino al “ripristino del controllo” sugli stessi.
Intanto, si continua a combattere nell’Est dell’Ucraina, lungo la direttrice da Karkhiv al Donbass. I principali teatri di scontro sono la zona intorno alla città di Izyum e a Rubizhne, oltre ad altri confronti di dimensioni minori. Qui presumibilmente le forze russe dovrebbero tentare lo sfondamento.
Esercito russo in stallo
Tuttavia, l’esercito russo pare in una fase di stallo. La condizione dei russi parrebbe degradare. Secondo una tesi sostenuta, ad esempio, dall’Institute for the Study of War le truppe russe ad Izyum non potranno rompere l’attuale situazione neppure con i rinforzi terrestri e mezzi di difesa aerea che si stanno rischierando da Belgorod. Gli attacchi russi, infatti, rimangono confinati a due grandi autostrade, verso Slovyansk e Barvinkove, e non possono far leva su numeri maggiori.
Gli ucraini contrattaccano. Appena fuori dalla città di Kharkiv nelle ultime 72 ore le azioni ucraine hanno permesso di riconquistare un anello di sobborghi a Nord e ad Est della città. Differente, infine, la situazione a Kherson dove le forze russe stanno mettendo in pausa le principali operazioni offensive per riorganizzarsi e preparare una nuova offensiva per catturare i confini amministrativi.
Zelensky promette il “ritorno a una vita normale”
Un messaggio di speranza dal Presidente Zelensky. Su Telegram ha affermato che l’Ucraina sarà libera, e Kherson, Melitopol, Berdyansk, Dniprorudne e su tutte le altre città e comunità temporaneamente occupate “tornerà a sventolare la bandiera ucraina”. “C’è ancora molto lavoro da fare. Gli occupanti sono ancora sulla nostra terra e ancora non riconoscono l’apparente fallimento della loro cosiddetta operazione. Dobbiamo ancora combattere e dirigere tutti gli sforzi per cacciare gli occupanti. E lo faremo”. Ha poi promesso il “ritorno a una vita normale, che la Russia non è in grado di fornire nemmeno sul proprio territorio”.