Vaticano, da Pietro Orlandi “accuse infamanti” contro Papa Wojtyla

Un nuovo episodio, ancora doloroso, nella vicenda di Emanuela Orlandi. Pietro Orlandi si sarebbe macchiato di “accuse infamanti” ai danni di Papa Wojtyla. A denunciarle è Andrea Tornielli, direttore editoriale dei media vaticani.

Tornielli punta il dito contro Orlandi e le controverse dichiarazioni rilasciate a “Di martedì” di La7. Pietro, fratello di Emanuela, scomparsa nel nulla 40 anni fa, ha fatto il nome di Papa Wojtyla. In particolare, in un passaggio della trasmissione, ha sostenuto che il Pontefice usasse uscire la sera in incognito, durante il Pontificato. Lo avrebbe fatto in anonimato e in compagnia di altri preti “e di certo non per benedire delle case” ha spiegato Orlandi.

Il direttore Tornielli lancia la controffensiva attraverso un editoriale. “Pensate che cosa sarebbe accaduto se qualcuno fosse andato in televisione ad affermare, sulla base di un ‘sentito dire’ proveniente da una fonte anonima e senza lo straccio di un riscontro o testimonianza anche soltanto di terza mano, che vostro padre o vostro nonno di notte usciva di casa e insieme a qualche ‘compagno di merende’ andava in giro a molestare ragazze minorenni. E immaginate che cosa sarebbe successo se il vostro parente, ormai defunto, fosse universalmente conosciuto e da tutti stimato, a motivo di qualche importante ruolo ricoperto. Non avremmo forse letto commenti ed editoriali indignati per il modo inqualificabile con cui è stata lesa la buona fama di questo grande uomo, amato da tanti?”, scrive in un editoriale.

“Il tutto – aggiunge Tornielli –  presentato come indiscrezione credibile, accompagnata da qualche sorrisino ammiccante, come se si parlasse di un segreto di Pulcinella. Prove? Nessuna. Indizi? Men che meno. Testimonianze almeno di seconda o terza mano? Neanche l’ombra. Solo anonime accuse infamanti”.


Tornielli: “Nessuna merita di essere diffamato in questo modo”

Ancora, nell’editoriale, Tornielli fa riferimento al contributo audio lanciato durante la trasmissione. Parliamo di quello con la testimonianza di un membro della Banda della Magliana, notoriamente, almeno per alcuni scenari investigativi, coinvolti nella vicenda. Il boss – riporta il direttore della stampa vaticana – “asserisce anche lui senza prove, indizi, testimonianze, riscontri o circostanze che Giovanni Paolo II ‘pure insieme se le portava in Vaticano quelle’, intendendo Emanuela e altre ragazze: per porre fine a questa ‘schifezza’ il Segretario di Stato di allora si sarebbe rivolto alla criminalità organizzata per risolvere il problema”.

“Una follia – commenta Tornielli –. E non lo diciamo perché Karol Wojtyla è santo o perché è stato Papa. Anche se questo massacro mediatico intristisce e sgomenta ferendo il cuore di milioni di credenti e non credenti, la diffamazione va denunciata perché è indegno di un Paese civile trattare in questo modo qualunque persona, viva o morta, che sia chierico o laico, Papa, metalmeccanico o giovane disoccupato. È giusto che tutti rispondano degli eventuali reati, se ne hanno commessi, senza impunità alcuna o privilegi. È sacrosanto che si indaghi a 360 gradi per cercare la verità sulla scomparsa di Emanuela. Ma nessuno merita di essere diffamato in questo modo, senza neanche uno straccio di indizio, sulla base dei ‘si dice’ di qualche sconosciuto personaggio del sottobosco criminale o di qualche squallido anonimo commento propalato in diretta Tv”.

Prosegue questa storia, infinita, in cui resta al centro il dolore di una famiglia, quella Orlandi, che non ha visto più far ritorno Emanuela quel maledetto 22 giugno del 1983.

(foto di Pixabay)

 

 

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