Nonostante il potente dispiegamento del 50% delle forze dell’Armata Rossa per realizzare l’illeggittima invasione e occupazione della Repubblica Ucraina, la guerra lampo di Putin è fallita…. bloccata e impantanata nella dura resistenza delle truppe e dei volontari civili ucraini.
Prevale, invece, la guerra lampo economica-cibernetica dell’Unione Europea che, in pochissimi giorni, ha reso simile il Vecchio Continente ad una potenza mondiale che, senza ricorso alle armi, ha, tuttavia, messo alle corde Vladimir Putin, le sue Forze Speciali ed ha pesantemente sanzionato i suoi oligarchi e drasticamente affossato l’intero sistema economico della Russia.
Dopo sei giorni di guerra, condotta sul campo con metodi “antichi“, Putin resta un uomo solo al centro del potere. Non ha il pieno sostegno del suo popolo, che non condivide e contesta la sua azione militare, protestando non solo nelle piazze di molte città del paese, ma anche in quelle di tutto il mondo, prime fra tutte le capitali europee. La comunità internazionale inizia a considerarlo alla stregua di un criminale di guerra e sta adottando nei suoi confronti e di quelli dell’intera Russia pesantissime sanzioni che stanno danneggiando pericolosamente l’intero comparto economico e produttivo del paese e gli stanno mettendo contro i suoi stessi connazionali che vedono all’orizzonte profilarsi una gravissima crisi economica e finanziaria.
Putin ha messo in campo una strategia da antiquariato bellico, soprattutto per le modalità con cui è stata ed è condotta. Il Presidente russo mostra di essere uno stratega nostalgico di un tempo che fu: quello dell’Unione delle Repubbliche Socialiste Sovietiche, di cui il Capo del Cremlino sente, dichiaratamente, la mancanza, ma pecca di lucidità e sembra non accorgersi che sono passati ottant’anni dal crollo della temuta, e a quei tempi isormontabile, cortina di ferro.
Putin sembra non essersi reso conto che il tempo è passato, gli scenari geopolitici sono cambiati, l’Unione Europea non è più un effimero progetto politico, ma una comunità che, sollecitata dall’emergenza legata alla minaccia per la sicurezza dei propri confini e del proprio popolo, ha saputo superare le divisioni e compattarsi per difendere la propria sovranità e quella dei paesi che ne fanno parte.
Putin non sembra essersi accorto, o ha gravemente sottovalutato, il progresso e i cambiamenti che coinvolgono ogni aspetto della nostra vita, in virtù anche della trasformazione digitale, che ha messo a disposizione di chi è costretto a difendersi da una minaccia per la propria incolumità, armi diverse da quelle convenzionali, ma, nel caso di conflitti estesi, ugualmente efficaci e devastanti sul piano strategico decisionale, economico, politico, sociale e militare, per rapidità, coinvolgimento sociale e potenza distruttiva. Strumenti che in pochissimi istanti, sono in grado di neutralizzare i più sofisticati sistemi informatici, industriali e burocratici che regolano il funzionamento di complessi processi istituzionali, politici, economici, industriali e militari.
Putin commette un errore di scelta strategica e così, invece di conseguire i risultati sperati con l’aggressione alla Repubblica Ucraina, ottiene il rapido e univoco compattamento dell’Unione Europea, dell’Alleanza Atlantica, nonchè il riallineamento in chiave politica e militare, del Vecchio Continente con gli Stati Uniti d’America.
Se è vero che le truppe russe, pur con grandi difficoltà sono riuscite ad accerchiare l’Ucraina, è altrettanto vero che, con estrema facilità, i difensori delle democrazie dello Stato di diritto hanno accerchiato la Russia.
Putin sarà ritenuto responsabile di un evento che storicamente non potrà essere dimenticato, soprattutto per essere stato egli stesso autore di un gesto in grado di innescare un conflitto mondiale per il quale, con molta probabilità, non ci potrebbe essere nessun vincitore.